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La solitudine dei numeri primi

Ricevo una lettera da Francesco che pubblico volentieri.

Questa mattina ho avuto una lunga, ma comunque costruttiva discussione con due mie colleghe.
Una delle due sta leggendo La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. In realtà il libro è stato regalato alla sorella, ma la mia collega glielo ha sequestrato: vuole leggerlo prima lei e poi,  se crederà sia il caso (per ora non crede) passarlo alla sorella. La quale ha, e qui sta l’arcano, un figlio di quasi sei anni affetto da leggero autismo. La mia collega ritiene che non sia il caso che la sorella si angosci ancor di più leggendo il romanzo di Giordano.

Io, invece, credo che un romanzo non sia solo evasione, divertimento, ma anche (e forse soprattutto) occasione per riflettere, crescere, trovare soluzioni alle proprie paure, aiutare a capirsi e capire.

Come una sorta di terapia: leggere per piangere, per rivivere, per buttare fuori ciò che si ha dentro e aiutare a capire. Ma la mia collega invece sostiene che la sorella sta vivendo, ora, questo problema; non è un trauma riposto nel suo inconscio anni fa e ora da tirare fuori per superarlo.
Dunque non è giusto che aggiunga ulteriore angoscia ad angoscia.


Voi, come la pensate?

La solitudine dei numeri primi

4 commenti su “La solitudine dei numeri primi

  1. Elena
    10 luglio 2009

    Condivido pienamente la teoria di Paolo.. e avendo letto il libro, aggiungerei che offre spunti di riflessione e punti di vista che possono anche risultar utili alla mamma in oggetto ..condivido quanto detto da Ele.

  2. ele
    8 luglio 2009

    Anche io penso che la scelta spetti solo a lei. Anche se concordo che la lettura non deve essere mai solo evasione, ma conoscenza e crescita.
    Io per esempio se ho un problema su quello mi ci informo e tendo ad entrarci dentro anche se poi magari l’effetto non è quello sperato perchè cosciamente e razionalmente capisco tutto, ma poi la forza del mio inconscio non riesce ad elaborare seguendo la ragione…
    Ritengo però che il libro (bello, ma con una parte finale che a me sembra affrettata, come se l’autore fosse stato costretto a chiudere in fretta e furia la sua narrazione) non sia particolarmente inadatto a questa situazione perchè è comunque delicato.

  3. Miro
    7 luglio 2009

    Non conosco il libro, deduco però che vi siano delle vicende che coinvolgano una persona affetta di autismo. Se è così condivido le preoccupazioni della signora che vuol proteggere le sorella; certo la signora con un bambino affetto da autismo potrebbe scegliere di leggere il libro allora che lo faccia ma se io fossi al suo posto, già alle prese con un problema del genere, non avrei nessuna voglia che qualcuno mi porti ulteriore materiale sull’argomento anche perchè nel frattempo, come di sicuro avrà fatto la signora, avrei già sviscerato tutta la letteratura sull’argomento. Naturalmente parlo per quello che è il mio carattere: l’anno scorso è venuto a mancare un mio carissimo zio, una persona con cui avevo condiviso tante cose: ebbene, durante gli oltre due anni della sua lunga malattia (la cui gravità ci fu comunicata subito), quando mi capitava un film in cui si trattasse della vita di un malato terminale tendevo a cambiare canale; è anche vero che altre persone tendono a vivere immerse nella vicenda ventiquattro ore su ventiquattro…

  4. Paoblog
    7 luglio 2009

    Secondo me questo è proprio uno di quei casi in cui si deve lasciare la massima libertà di decisione al soggetto.
    °°°
    Basandomi sulle mie note vicende, devo dire che alcune persone mi fornivano cose da leggere inerenti a vicende simili, per aiutarmi a capire, a sapere cosa fare, ecc. Alcune cose le ho lette, erano utili, altre le ho lasciate perdere, aggiungevano sofferenza a sofferenza, senza darmi un aiuto tangibile.
    °°°
    La mamma del bambino probabilmente conosce fin troppe cose sull’argomento trattato, ragion per cui sarà in grado di capire se è il caso di proseguire o meno la lettura, ma non mi pare logico che sia la sorella a decidere se possa o meno leggere il libro.
    °°°
    La protezione di chi ci sta vicino talvolta è persino deleteria. Possiamo leggere la vicenda da due diversi punti di vista. La mamma è più forte del previsto e non sarà un libro a gettarla nello sconforto. Una sorella conosce bene l’altra e sa cosa è bene per lei in questo specifico caso.
    °°°
    Non avendo letto il libro, va da sè che non posso dire nulla in più di queste poche sensazioni. A pelle resto della mia idea, che sia la destinataria del libro a scegliere il da farsi. Che poi…chi ha regalato il libro? Mi sembra strano che del tutto casualmente abbiano regalato un libro che parla (anche?) di autismo, proprio ad una donna con un figlio che soffre, +/- leggermente, di questo problema. Mi chiedo, ad esempio, se parlando con qualcuno la madre avesse detto “mi piacerebbe leggere questo libro ” e qualcuno gliel’abbia regalato.. In tal caso la decisione della sorella sarebbe errata…

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Questa voce è stata pubblicata il 7 luglio 2009 da in Cultura - Arte - Musica, Pensieri, parole, idee ed opinioni, Persone & Società con tag , , , .