a cura di Francesco
In questi giorni sto leggendo il corposo romanzo “Canale Mussolini” di Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega 2010. Romanzo indubbiamente interessante sotto l’aspetto storico, ma soprattutto nei lati sociologici e nelle curiosità di costume; per come la vedo io, però, assai meno esaltante dal punto di visto dello stile letterario: di questo, però, magari ne parleremo meglio a lettura ultimata.
Quel che qui mi piace anticipare e raccontare è una leggenda di cui Pennacchi scrive nel romanzo e che riguarda la costruzione della città di Latina, avvenuta in epoca fascista nel 1932 quando assunse il nome di Littoria.
Una leggenda molto curiosa, e anche divertente, che non conoscevo ma che, a detta di Pennacchi, è sapere acquisito per chiunque viva nel capoluogo pontino e che si tramanda, ormai, da generazioni.
Mi piacerebbe, perciò, sapere se il nostro amico opinionista Miro, che di Latina è originario, ne sa qualcosa e cosa ne pensi.
Racconto, con parole mie e in modo più dilungato, quel che ho appreso leggendo un breve capitolo del romanzo di cui sopra.
Tutto il territorio che oggi prende il nome di Agro Pontino e che va da Cisterna a Terracina era, prima degli Anni Trenta, una invivibile palude formata da piscine e sabbie mobili, infestate da zanzare e malaria. In queste paludi v’erano anche sabbie mobili dalle quali non si faceva più ritorno, essendo capaci di inghiottire chiunque e tutto ciò che incautamente vi muoveva passi: come sprofondare nell’Inferno in un viaggio senza ritorno.
Per secoli le genti hanno, invano, provato a bonificare quel territorio rendendolo vivibile e fertile.
Vi riuscì solo il Fascismo grazie al lavoro delle popolazioni dei Monti Lepini e Ausoni e dei coloni venuti dal Friuli, dal Veneto e dal Ferrarese per coltivare quelle terre.
A quel punto c’era bisogno di una città che fungesse da riferimento a quelle nuove terre a per tutti quei contadini che popolavano le campagne bonificate. Un capoluogo, insomma: fu così che, sotto la supervisione del Conte Cencelli da Rieti, si costruì la città di Littoria, l’odierna Latina.
Il 18 dicembre 1932 era fissata l’inaugurazione della città, alla presenza del Duce Benito Mussolini.
Il giorno prima, la città era completa tranne la piazza principale. L’odierna piazza del Popolo, conosciuta anche come piazza della Palla, dalla splendida architettura razionalista disegnata da Oriolo Frezzotti, così armoniosa nelle linee e nelle proporzioni da sembrare, alla luce del primo mattino, un quadro metafisico di Giorgio De Chirico.
Il 17 dicembre 1932, però, diluviava e la piazza era ancora una palude di fango da lastricare, dotare di fontana e piante ornamentali. L’indomani sarebbe arrivato il Duce: occorreva compiere un miracolo.
Cencelli fece supportare il lavoro degli operai anche dai giganteschi trattori cingolati Pavesi che l’Opera Nazionale Combattenti utilizzava per spaccare la terra e arare i campi dei poderi. I grossi autocarri Fiat 18BL, carichi all’inverosimile di pietre e lastre di marmo, giungevano ai margini della piazza.
Il primo di questi, nel fare retromarcia onde scaricare il materiale, s’impantanò nel fango che ancora dominava la piazza e sembrava venir risucchiato come accadeva ai carri di chi, in epoche passate, sfidava le Paludi Pontine e le sue sabbie mobili.
Per non perdere il carico, quattro trattrici Pavesi furono legate al 18BL nel tentativo di disimpantanarlo. Ma non ci riuscivano: quello sembrava affondare come dentro le sabbie mobili.
Un pegno da pagare alle Paludi infernali.
Per non perdere tempo, che ce n’era davvero poco, si decise di sacrificare camion e carico; furono staccati i cavi dai Pavesi che vanamente tiravano e il 18BL affondò nel fango. L’autista fece in tempo a mettersi in salvo, uscendo in fretta e furia dalla cabina.
Ma si accorse che il suo amato gattino, che si portava sempre dietro anche quando lavorava, era rimasto all’interno della cabina del 18BL quando lo sentì miagolare disperato.
Non vi fu più nulla da fare: il micio sprofondò nelle sabbie, sommerso nel fango insieme al camion e al suo carico.
La mattina dopo, 18 dicembre 1932 giorno di inaugurazione della città di Littoria alla presenza del Duce, la piazza era pronta, lastricata e dotata di fontana con la celebre palla al centro. Splendeva anche il sole: le Paludi, sazie, si erano placate.
Ancora oggi, però, che la città si chiama Latina se passate davanti alla fontana nei giorni di pioggia, tendendo l’orecchio potete ascoltare il miagolio disperato del micio che, con il suo sacrificio, permise il miracolo dell’edificazione di piazza del Popolo. Sotto la cui fontana ancora giace il Fiat 18BL con il gatto al suo interno.
Ecco perché, emotivamente, nessuno a Latina vuole che si costruisca un parcheggio sotterraneo a piazza del Popolo, i cui lavori di scavo andrebbero a disturbare camion e gatto che vegliano sulla furia placata delle Paludi porte dell’Inferno. Se, poi, malauguratamente durante i lavori si spostasse la palla della fontana, che funge da tappo per quella furia infernale, le forze del male ritroverebbero la via verso la superficie…
Oppure: i lavori di scavo permetterebbero di scoprire che non esiste un autocarro Fiat 18BL interrato sotto la fontana, né alcun gatto al suo interno intrappolato. E i miti, come si sa, non vanno indagati…
Voi: che ne pensate?
La fontana originale è quella che ora è installata a piazza s. Marco. Di fronte al duomo, che è stata completata con l’obelisco che prima di essa era posizionato lateralmente ai giardini, sempre di p.zza s. Marco.
Che sia leggenda o verità è comunque una storia bella e affascinante..che lega gli abitanti di Latina alla loro città..Ho abitato per anni a Latina e ho sempre pensato che quando piove emerge il suo fascino…Sarà per il suo legame stretto con l’ acqua…
la storia del mezzo sepolto in piazza del Popolo è vera, ma il mezzo non sprofondo immediatamente ma ci impiego diverse ore, venne chiamata da borgo grappa l’escavatore tosi per tirare fuori il mezzo ma avendo una velocità di circa 7 km/h quando giunse in piazza era troppo tardi, ormai era visibile solo la cappotta del mezzo e venne lasciato li.
La parte del gattino da quello che ho potuto capire dai racconti di un anziano è una storia falsa e tirata fuori solo in un secondo momento. Parlo di mezzo e non specifico il modello poichè sempre dai racconti di questo anziano che visse personalmente l’evento, afferma che il camion in realtà venne salvato e che ad affondare fu un mezzo leggero impiegato per trainare il camion affondato.
Del tutto falsa è invece la storia della palla, infatti la fontana con la palla fù un’installazione postuma all’inaugurazione di Littoria. Ci sono numerosissime foto del 1933 che mostrano la Piazza di Littoria sprovvista della tipica fontana con la palla.
Comunque sia andata: a mio modo di vedere va dato atto che quella piazza ha un aspetto davvero affascinante nella sua sintesi di linee razionaliste.
Così come le strutture della bonifica della Piana Pontina, con le sue idrovore, i canali, le chiuse, i casali dell’ONC, i borghi e le piccole città come quel piccolo gioiello di Sabaudia sono parte di un paesaggio agro-architettonico di notevole interesse.
Da vedere