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La ricetta del sapone è semplice: soda caustica e olio (di palma, di oliva, di alloro…). Per esempio, il sapone di Marsiglia è fatto da soda con olio di palma o di cocco, il famoso Aleppo da soda e olio di oliva e di alloro. Un sapone così non si fa quasi più.
Basta leggere le etichette per accorgersi che ormai questi due ingredienti, quando ci sono, si collocano in fondo alla lista. Se qualche traccia c’è ancora nelle saponette classiche, in quelli liquidi lasciano il posto in cima alla lista all’acqua con tensioattivi, idratanti, coloranti e profumi.
Come per tutti i cosmetici, anche per i saponi si può fare una scelta consapevole, imparando a riconoscere nella lista degli ingredienti quelli di qualità e quelli da evitare perché aggressivi per noi e per l’ambiente (per esempio, lauric acid e disodium o tetrasodium edta).
La classica saponetta toglie sporco e odori come il sapone liquido, è più ecologica (non produce tanti rifiuti difficili da smaltire) e meno cara, ma è anche meno igienica, perché resta esposta all’aria e allo sporco. Inoltre secca molto di più la pelle.
Che siate fan del solido o del liquido, il sapone va sempre usato per lavare le mani. L’acqua da sola non basta a rimuovere i batteri e a prevenire il rischio di infezioni. Lavare le mani con acqua e sapone, soprattutto dopo avere usato i servizi igienici e prima di mangiare o toccare gli alimenti, è la prima regola di igiene per preservare la nostra salute.
Bisogna dedicare all’operazione almeno mezzo minuto e asciugare le mani con cura, preferibilmente con un asciugamano pulito o, se siete in un bagno pubblico, con le tovagliette di carta e non con l’aria calda, che non rimuove meccanicamente l’acqua e può lasciare residui indesiderati.
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