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I multati dal T-Red in Piemonte fanno ricorso e perdono pure sulle spese processuali

di Maurizio Caprino

In Italia, quando si finisce in tribunale, si fa una corsa sulla distanza: i tempi lenti della giustizia italiana sono noti in tutto il mondo. E alla fine le sorprese non mancano.
L’ultimo esempio viene dal Piemonte occidentale, dove centinaia di persone multate ai semafori più famigerati della zona (Gaglianico e Salussola) avevano presentato ricorso e sembravano avviate verso vittorie sicure, ma ora rischiano di rimetterci migliaia di euro per una multa di appena 150 (circa: dipende dall’anno in cui è stata commessa l’infrazione): oltre alla sanzione raddoppiata rispetto a questo che è il minimo, c’è la condanna al pagamento delle (ingenti) spese processuali.
Perché?

I Comuni hanno resistito alle tante sconfitte in primo grado portando i multati in appello, dove hanno avuto la fortuna di trovare giudici di orientamento diverso. Ciò è dovuto anche al fatto che intorno a queste vicende l’aria pare molto cambiata: la parte penale (quella sulla presunta manomissione di semafori e apparecchi di rilevazione e sulle irregolarità negli appalti e nella gestione dei sistemi) sta vedendo in prevalenza assoluzioni o addirittura proscioglimenti.

C’è che dice che ci sono state pesanti interferenze romane e chi invece pensa che così giustizia sia fatta.

Nessuno saprà mai chi abbia ragione, anche perché le casistiche emerse sono variegate. Però una cosa è chiara: la questione delle multe automatiche ai semafori è nata male e probabilmente è stata gestita peggio. Sono stati troppi i Comuni che non si sono degnati di spiegare nemmeno come hanno scelto gli incroci da sorvegliare in automatico

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Questa voce è stata pubblicata il 3 luglio 2013 da in Consumatori & Utenti, Il mondo dell'automobile (e non solo), Leggo & Pubblico con tag , , , .
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