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Crisi e tasse: le aree di servizio chiudono anche sulle superstrade

TasseAl punto fatto da Caprino, aggiungerei  la domanda posta tempo fa sul Gruppo FB e che ben si adatta a qualsiasi attività lavorativa: ovvero preso atto che nei primi mesi del 2013 hanno chiuso 10.000 negozi, va da sè che il gettito fiscale si ridurrà ulteriormente.

Chi pagherà le mancate entrate?

I sopravvissuti, ritengo, il cui numero però diminuirà sempre più, facendo calare ulteriormente le entrate e nel contempo distruggendo l’intera economia e lasciando una società impoverita e senza speranze per il futuro.

di Maurizio Caprino

Se nei prossimi mesi andrete in vacanza con l’auto nel Salento, in Grecia o in Turchia, sulla superstrada che da Bari vi porta verso l’imbarco a Brindisi (110 chilometri, fra SS 16 e SS 379) troverete almeno tre aree di servizio in meno.

Sono gli impianti abbandonati che ho contato approssimativamente sulla carreggiata sud. Nulla di grave in sé: su quell’itinerario i distributori non mancano. Ma è un ulteriore spunto di riflessione su crisi e tasse.

Infatti, la Bari-Brindisi non è congestionata (tranne i primi 50 chilometri nei weekend estivi), ma non è nemmeno deserta: tra l’altro, vi passano tutto l’anno i tir che vanno anche verso i Balcani meridionali. Dunque, potenzialmente la clientela non manca.

Inoltre, qui i gestori dei distributori non sono nemmeno strozzati dalle royalties che devono pagare i loro colleghi degli impianti autostradali, alle societå concessionarie appunto delle autostrade (il mese scorso abbiamo dato notizia della chiusura di un’area di servizio sull’A10, tra Genova e Savona).

Però evidentemente non c’è nulla da fare: si lavora stretti tra il calo del traffico causa crisi e la tendenza a evitare i rifornimenti in Italia causa accise altissime.

Così solo nei primi dieci mesi del 2013 hanno chiuso mille impianti in tutta Italia. E, se fate una ricerca su Google, vedrete che le cronache locali abbondano di articoli sulle chiusure.

Dunque, la realtà sta facendo quel che dal 1998 si è riusciti a fare solo in parte e a sprazzi: far chiudere gli impianti economicamente meno efficienti (il che quasi sempre corrisponde a un erogato basso).

Siamo abituati a pensare che siano solo le piccole pompe nei centri cittadini, che peraltro spesso sono incompatibili con le attuali norme urbanistiche. Il caso della Bari-Brindisi dimostra invece che il problema si può porre anche su itinerari extraurbani d’importanza nazionale.

Resta la curiosità di vedere come andrà invece a quegli impianti grandi che sono stati aperti da poco (per esempio, a Bari sono quattro, fra tangenziale e dintorni), verosimilmente facendo i conti con le attuali condizioni di mercato.

Un commento su “Crisi e tasse: le aree di servizio chiudono anche sulle superstrade

  1. Poppea
    7 febbraio 2014

    Forse te l’ho già detto ma il ragazzo che lavorava dal benzinaio ad allumiere me lo sono ritrovato dal gommista, ovviamente gli ho chiesto come mai fosse lì e lui mi ha risposto che il lavoro dal benzinaio era calato (lui stesso lo ha confermato) per cui è stato costretto a rinunciare a lui (forse anche il fatto che c’è il distributore automatico).

    Parlandone poi con un’amica, lei riteneva impossibile che il lavoro di un benzinaio (l’unico ad allumiere) potesse calare.

    Ho risposto che è normale, la gente preferisce fare l’abbonamento al pulmann che costa meno e, che data la crisi si comperano auto più piccole

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