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Tassa sul telefonino: cambia il ministro e la Siae torna alla carica

cambiano il governo ed i ministri e sistematicamente viene rimesso in discussione tutto quanto…

un articolo che leggo su Altroconsumo

Solo qualche settimana fa l’aumento destinato ad arricchire le casse della Siae su molti dispositivi tecnologici, previsto a partire da gennaio, aveva subito una battuta d’arresto.

Il 10 gennaio scorso, infatti, eravamo stati finalmente ascoltati dall’allora Ministro Bray, gli avevamo portato le oltre 10 mila firme della nostra petizione e avevamo avuto modo di esporre le numerose ragioni per respingere la proposta di aumentare ulteriormente le tariffe dell’equo compenso: un balzello chiesto dalla Siae per “compensare” il presunto danno ad autori ed editori derivante da eventuali copie private archiviabili appunto su smartphone, tablet, computer, chiavette Usb, memorie e altri dispositivi e apparecchi.

Oggi Siae torna alla carica con il nuovo ministro Franceschini, al quale chiediamo di non tornare indietro e concertare ogni decisione futura sull’argomento anche con le associazioni che difendono i consumatori.

Chiediamo che, prima di emanare il decreto di adeguamento delle tariffe, prosegua con l’idea del suo predecessore di sviluppare un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche siano cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come pretenderebbe la Siae.

Da parte nostra vi chiediamo di continuare a firmare la nostra petizione: più siamo, più contiamo.

Ma quale sarebbe il motivo di questa tassa? Risarcire la Siae (e gli autori e gli editori che rappresenta) per i “mancati introiti” derivanti dalle copie private di canzoni, film e quant’altro coperto da diritto d’autore.

Copie private che vengono in genere conservate nelle memorie di massa (hard disk, chiavette, cd vergini…) e in tutti i dispositivi in grado di immagazzinare dati: da qui l’idea di tassare questi dispositivi.

Si chiama “equo compenso” e si tratta di soldi che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori, ma che (come sappiamo) vanno soprattutto agli artisti più noti e importanti (ovvero a chi di fatto non ha davvero bisogno di soldi); gli altri prendono poco o nulla.

Inoltre va ricordato che chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti: è profondamente ingiusto che paghi una tassa anche su questi stessi supporti, trovandosi così a pagare due volte.

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Un commento su “Tassa sul telefonino: cambia il ministro e la Siae torna alla carica

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