in sintesi un articolo che leggo su Altroconsumo
Occorre mettere il consumatore nelle migliori condizioni per cambiare conto.
E questo non è successo con Intesa San Paolo e Barclays, da noi ripetutamente segnalate in merito ai tempi lunghi di chiusura dei conti correnti e alla duplicazione dei costi (il correntista è costretto a pagare i costi di gestione del nuovo conto corrente e del conto che ha chiesto di chiudere).
Ora, il Garante è intervenuto ed ha accertato le pratiche scorrette delle due banche, ma ha deciso di non sanzionarle e di accettare i loro impegni:
– nel caso di Barclays la banca si impegna a rimborsare i clienti che dal 2010 a oggi hanno subito un ritardo nella chiusura dei loro conti.
Il rimborso riguarderà le spese di tenuta conto, dalla richiesta di chiusura a quella di effettiva chiusura. Nei prossimi giorni Barclays pubblicherà sul suo sito internet le modalità di rimborso.
– anche Intesa San Paolo si è impegnata a rimborsare i clienti che dal 1 gennaio 2010 ad oggi hanno subito un ritardo nella chiusura (oltre 15 giorni lavorativi dalla richiesta). Il rimborso sarà pari ad un importo forfetario pari a 4,5 euro per ogni 20 giorni lavorativi di ritardo o frazione di 20 giorni lavorativi.
La banca invierà, entro sei mesi, a tutti i correntisti che hanno diritto al rimborso, una lettera all’indirizzo in cui è stata inviata la comunicazione di chiusura del conto comunicando la possibilità entro 10 mesi dalla comunicazione di incassare l’importo presso qualsiasi filiale, previa presentazione di un documento d’identità.
E’ chiaro che gli impegni non danno piena giustizia ai correntisti che hanno subito un ritardo nella chiusura dei loro conti correnti. I rimborsi sono davvero poca cosa rispetto al danno subito.
Resta però il principio di scorrettezza della pratica sancito dall’Antitrust.
Ricordiamo anche che da fine giugno 2015 tutte le banche dovranno dare attuazione alle nuove norme sulla portabilità dei conti di pagamento.