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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

8 marzo, una data sul calendario…

8 marzo 2017 Non cambierò un messaggio che mi rappresenta al meglio, ma ogni anno dedico il post a qualcuna di voi nello specifico.

Quest’anno la dedica è per Sara, che cercando una crescita professionale e personale, ha recentemente cambiato lavoro e città. E tanti saluti a chi giudica le persone per la montatura degli occhiali… 😉

Buona giornata a tutte le donne Oggi ed ogni giorno dell’anno.

* * *

pensieri paroleSenza voler sminuire il valore originale dell’8 marzo, è un giorno che ormai è stato preso in ostaggio dagli esperti di marketing e dal consumismo che ne deriva. Non fa per me.

Ho il privilegio di avere soprattutto donne per amiche e la cosa mi gratifica giorno dopo giorno, senza nulla togliere ai pochi Ometti che mi circondano.

Ogni giorno…interagisco al meglio con la maggior parte delle donne con le quali ho rapporti di lavoro.

Ogni giorno…voglio bene alle donne che mi sono Amiche.

Ogni giorno…amo quella persona meravigliosa che è mia moglie.

Ogni giorno, stimo, rispetto ed amo (nel senso più ampio e corretto del termine) le donne.

Tuttavia oggi è il vostro giorno e da me niente mimose, vista l’allergia che mi ritrovo, ma posso onorarvi con quello che più mi contraddistingue: le parole.

Parole che avete già letto alcuni anni fa, un testo nel quale io trovo molte di voi, donne sfortunate, infelici, coraggiose, determinate, donne sicuramente migliori di alcuni degli uomini che hanno incontrato.

Un testo nel quale alcune di voi, a suo tempo,  mi hanno detto di essersi viste e spero vivamente che possa essere da stimolo alle donne in difficoltà.

Testo originale di Diego Cugia, alias Jack Folla

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta. Che uno dice: è finita. No, non è mai finita per una donna. Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.

Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.

Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.

Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane. Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto. Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.

Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.

E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.

In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.

Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.

Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine. Ed è stata crisi, e hai pianto.Dio quanto piangete! Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.

Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino. Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.

E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!

Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.

“Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte.

E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.

Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi? E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.

Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.

Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te. Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa. Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente. Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel. Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.

E’ un’avventura, ricostruire se stesse.  La più grande. Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.

Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia. Per chi la incontra e per se stessa.

È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti…

* * *

8 marzo 2017 Quest’anno la dedica è per Mariablu, la Pupetta del Blog, alla quale l’umanità sta lasciando in eredità un mondo ingiusto, sfruttato e violentato. Spero che si riesca a cambiare in meglio nel giro di pochi anni, ma ho i  miei dubbi.

8 marzo 2015 – Quest’anno la dedica è per quelle fra voi che ancora stanno facendo a pugni con la vita, che spesso è ingiusta, ma in taluni casi esagera. Meriteste di più, meritereste quello che state cercando.

8 marzo 2014 – Quest’anno la dedica è per Muna ed Elena e sappiamo il perchè, ma non dimentico Nadia, Ele la Silente.

8 marzo 2013 – Ero intenzionato a dedicare questa giornata a Spugna che con la sua forza, la sua energia ed il suo Amore stava sostenendo il Metallaro nella sua battaglia personale. Se non fosse che ieri alle 17 Spugna mi ha chiamato per dirmi che il Metallaro aveva perso la sua lotta contro la malattia e ci ha lasciati. Non ci sono parole ed in ogni caso non è questa le sede adatta.

8 marzo 2012 – Proseguo con la linea di pensiero che prevede di non cambiare ciò che già va bene, per cui ribadisco il concetto già espresso lo scorso anno ovvero ripubblico il solito post che, una volta di più, integro con un Grazie a tutte le donne con le quali interagisco, sia in ambito lavorativo sia personale.

 

18 commenti su “8 marzo, una data sul calendario…

  1. Madamin
    10 marzo 2014

    Bello, molto bello lo scritto di Diego Cugia (che ho conosciuto per la prima volta l’anno scorso attraverso un suo libro).

    E bello anche che lo dedichi alle donne.

    Anche se non amo questa festa e forse sono una delle poche che invece stima tanto gli uomini (sebbene abbia avuto anch’io le mie vicende negative – 1 – ) e non è per nulla femminista,

    Grazie.

  2. Ele di Siena
    11 marzo 2013

    una donna ha una risorsa in più… l’essere donna.

    Buon 8 marzo, quello vero! A Spugna con un abbraccio.

  3. Silvia
    8 marzo 2013

    Ciao Paolo,

    è sempre un piacere ricevere le tue mail e ti ringrazio tantissimo per quello che scrivi.

    Noi donne siamo fortunate ad averti come amico perché il tuo modo di essere ci fa sentire vive ed ogni giorno contribuisce alla nostra “rinascita”.

    Grazie grazie ancora.

    Buona giornata.

    Un forte abbraccio e un grosso bacio

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  7. Nancy
    9 marzo 2011

    Ascoltare le parole di Jack Folla mi hanno letteralmente scossa fino alle lacrime. Grazie Paolo!

  8. Poppea
    8 marzo 2011

    Brava!!!!!!!!

    Fortunatamente la ridicola festa della donna, intesa come cene e balli, dai quali veniva fuori il peggio delle donne, sta scemando e si riflette sempre più sul significato di questa festa.

  9. Pinuccia
    8 marzo 2011

    Grazie.
    E, in ogni caso, che sia una buona giornata anche per lei.

  10. Luisella
    8 marzo 2011

    Certi pensieri e certe parole valgono ben più di una mimosa acquistata dai tanti venditori occasionali per strada solo in occasione di un evento consumistico. Puzzano pure!!!! 😀

    Grazie … Da una donna che e’ estremamente felice di essere donna.

  11. ele
    8 marzo 2011

    Grazie Paolo.
    Un augurio a tutte le donne del blog da parte mia. Il mio regalo è uno spunto di riflessione. Al di là di ogni convinzione politica, che rispetto, vi suggerisco la lettura dell’editoriale di Concita De Gregorio.

    E la riflessione non deve essere solo da parte delle donne, ma anche da parte degli uomini.
    Un abbraccio a tutte e tutti da una Siena soleggiata e piena di profumo di primavera nonostante il grande freddo…

    “Nel giorno in cui Newsweek celebra «le italiane che dicono Basta! a Berlusconi», soggetto collettivo, nel numero dedicato alle «150 donne che scuotono il mondo» ci scrive una lunga lettera Pilar del Rio Saramago. La vedova del premio Nobel per la letteratura ci aveva chiamato a ridosso del 13 febbraio per comunicare la sua adesione alla rivolta e per dire quanto questo «vento nuovo» le facesse pensare alle parole e ai gesti compiuti insieme al marito, negli ultimi suoi anni, a proposito della forza delle piazze contro i regimi di ogni densità e tipo. Oggi, per l’8 marzo, pubblichiamo il suo appello agli uomini italiani. Dovrebbero essere gli uomini ad uscire per strada e dire ora basta, scrive. «Il giorno in cui scenderanno in piazza noi donne dai marciapiedi li applaudiremo e getteremo loro dei fiori». Sono parole che riecheggiano molte di quelle che abbiamo sentito alla vigilia del 13 febbraio. Dice Luciana Castellina: «Nella vicenda di Berlusconi e Ruby mi sembra che la prima identità sessuale ad essere offesa sia quella maschile. Sono loro che dovrebbero essere indignati in prima persona e meraviglia che non si sentano offesi. Andare in piazza in solidarietà delle donne è un po’ poco, va a finire che la colpa di questa situazione ricade su Ruby».

    Ci sono arrivati migliaia di messaggi di ragazze molto giovani, alla vigilia dell’8 marzo. Tutte fanno cose. Si organizzano, si muovono, abitano mille diverse piazze. Un gruppo, a Milano, è protagonista di una mostra fotografica sulle adolescenti italiane dal titolo «Tu quanto ti vuoi bene?». Volersi bene è il tema del nuovo libro di Eve Ensler di cui pubblichiamo un’anticipazione: è scritto perché le ragazze «smettano di trattare il loro corpo come oggetto per piacere agli altri», dice.

    Questo giorno è un’occasione, in verità, per cogliere dalla moltitudine di gesti quotidiani quelli che non solo scuotono, come scrive Newsweek, ma crescono e cambiano l’Italia. Azioni e impegno che oggi, da qualche palco a qualche microfono, trovano una vetrina. Donne che lavorano nelle carceri e nelle scuole, nei centri immigrati e nei quartieri: che conducono solitarie incessanti battaglie. Tra le iniziative politiche ne vorrei ricordare una molto concreta: Titti Di Salvo e Marisa Nicchi hanno scritto ieri ai leader dei partiti di opposizione e ai sindacati perchè si riprenda in mano la legge contro le dimissioni in bianco. Fu la prima legge che il governo Berlusconi cancellò, tre anni fa: quella che impediva alle donne di firmare, all’atto dell’assunzione, una lettera di dimissioni volontarie senza data. Da usarsi a discrezione del datore di lavoro nel momento in cui annunciavano di essere in attesa di un figlio, per esempio. Più di mille parole, più di un milione di bonus bebè e di proclami in favore della famiglia varrebbe una piccola norma a tutela della maternità. Molte ragazze accettano condizioni di lavoro infime pur di averne uno, contratti più che flessibili e stipendi miserabili. Che almeno avere un figlio non sia un motivo di licenziamento. Le donne, lo ricordo, partoriscono anche uomini.

    Che siano gli uomini dunque i primi a pretendere di essere messi al mondo. Quando li vedremo arrivare nella protesta li saluteremo con un fiore”.

  12. Luisa
    8 marzo 2011

    Grazie…

  13. Silvia
    8 marzo 2011

    Mille grazie Paolo i tuoi pensieri sono sempre speciali ..
    Un bacio.

  14. Poppea
    8 marzo 2011

    Grazie caro, oggi sarò ad una specie di manifestazione in piazza ad Allumiere, per ricordare le donne che morirono nella fabbrica in America.

    L’assessore alla cultura del comune di Allumiere( donna) dirà due parole appunto sulle donne e credo verrà menzionato l’abuso fatto sulla donna al posto di polizia da parte dei carabinieri.

    Io dal canto mio ho preparato, con l’aiuto della”firmatrice di contratti” 😉 una deliziosa torta di pere e ricotta

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  16. Spugna
    9 marzo 2009

    eh bravo Paolino!!!!!! continua così

  17. ele
    9 marzo 2009

    grazie mille… anche per me l’8 marzo ha tuttaltro significato che cene con spogliarellisti e fasci di mimone per la felicità dei fiorai…
    io lo onoro ricordando il vero motivo della nascita di questa “festa”… omaggiamo con il ricordo quelle donne che hanno perso la vita…

  18. Luisa
    9 marzo 2009

    Beh che dire guru…grazie!

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