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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Il tatuatore di Auschwitz

Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento in poi sarà solo una sequenza inanimata di numeri tatuata sul braccio.

Ad Auschwitz Lale, ebreo come loro, è l’artefice di quell’orrendo compito. Lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo.

Quel giorno però Lale alza lo sguardo un solo istante. Ed è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non può più dimenticare.

Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito. La ragazza racconta poco di sè, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno il passato.

Eppure sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli.

Ma dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l’amore è un sogno ormai dimenticato.

Non per Lale e Gita che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino vuole separarli nella gola rimangono strozzate quelle parole che hanno solo potuto sussurrare.

Parole di un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle dire di nuovo. Dovranno crederci davvero per urlarle finalmente in un abbraccio.  Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme.

Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.

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Questa voce è stata pubblicata il 23 febbraio 2018 da in Consumatori & Utenti con tag , , , , .