Miele di bassa qualità, “annacquato” e addizionato di zuccheri come sciroppo di mais, barbabietola e ultimamente riso.
È questa la frode più comune sul prezioso prodotto degli alveari che proprio in quanto molto caro e molto richiesto fa gola ai truffatori che guadagnano in questo modo e per di più si riparano dietro pratiche difficili da scovare con i metodi di indagine attuali per le frodi alimentari.
I risultati del Piano di controllo coordinato dell’Unione europea non lasciano spazio ai dubbi: è questo il problema più comune, seguito dalla falsa descrizione dell’origine geografica e/o botanica (in quest’ultimo caso vendendo spesso per miele d’acacia un comune millefiori).
La mancanza di dati compositivi (impronte chimiche) di autentici mieli e prodotti usati come adulteranti rappresenta il più grande ostacolo ai fini del controllo ufficiale.
E i controlli sono urgenti, dato che la grande domanda in Europa, di gran lunga superiore alla produzione comunitaria, spinge i truffatori a speculare.