Alcuni giorni fa ho segnalato a Maurizio Caprino quanto avevo letto su Altroconsumo:
Citroën millanta nella sua pubblicità motori Euro 6.2, che non è però la nomenclatura corretta della classe di inquinamento.
Sul sito si scopre che Euro 6.2 “è chiamata anche” Euro 6d-temp, e che “nel settembre 2018 entra in vigore per tutti i tipi di veicoli”.
Peccato che questa sia la Euro 6c: l’Euro 6d-temp entrerà in vigore solo a partire dal settembre 2019.
e mi aveva risposto che aveva in preparazione un post in merito che ieri è arrivato; qui lo trovate in sintesi.
Per leggere la versione integrale (consigliato) clicca QUI.
E va bene per i mesi scorsi, quando le scorte da smaltire erano colossali.
Ma perché anche adesso i costruttori di automobili sono così opachi sullo standard antinquinamento Euro 6?
Possibile che solo la pubblicità dalla Mazda riporti correttamente che si tratta di Euro 6D-Temp?
La questione non è da poco: nel caso delle auto a gasolio, è in ballo la possibilità di circolare più a lungo nei grandi centri urbani soggetti a limitazioni strutturali del traffico.
A Milano, per esempio, il vantaggio di acquistare oggi una Euro 6D-Temp invece di un fondo di magazzino Euro 6B a gasolio (nemmeno sempre a prezzi da saldo) è di cinque anni
Come vedete, sono questioni cruciali, che meritano la massima trasparenza. E invece…
Nel pubblicizzare le versioni riomologate dei loro modelli, Citroen, Peugeot e Ford parlano di un inesistente Euro 6.2.
C’è poi una maggioranza di costruttori che ha fatto un’operazione silenziosa: cambiare la classe Euro dopo la riomologazione senza particolari clamori.
Invece, la Toyota, non ha alcun interesse a fare confusione: la sua supremazia sull’ibrido (unita alla sua storica debolezza sul diesel) fa sì che non abbia nulla da temere a essere trasparente. E invece ora….