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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

5 giorni (e 4 notti) da sola nel Parco Nazionale di Urho Kekkosen

Con questo resoconto di viaggio inizia la collaborazione con Arianna, che per lo spirito di avventura che la contraddistingue mi vien da definirla “una piccola Walter Bonatti”.

A suo tempo, dopo aver letto alcune cose pubblicate sul Blog mi aveva detto che “mi piace come scrivi, ho pensato che io avrei scritto nello stesso modo…”; dopo aver letto le prime righe di questo resoconto, ho pensato a mia volta “avrei scritto nello stesso modo” e da qui è nata l’idea di pubblicare il tutto sul Blog, proposta alla quale Arianna ha aderito subito.

Testo & Foto di Arianna

26/08/2021-30/08/2021, Lapponia Finlandese

I cinque giorni, quattro notti, passate nel Parco Nazionale di Urho Kekkosen, nella Lapponia finlandese, sono stati qualcosa che fatico ad esprimere a parole.

Ci sono arrivata così, per caso, dopo che Marc, anima vagabonda come la mia, conosciuta ad Helsinki in ostello, con cui ho passato una splendida giornata nella capitale finlandese, mi ha caldamente suggerito di andarci. Lui c’era appena stato. Perché no?

L’idea è proprio di passare una notte a Rovaniemi, la capitale della Lapponia, e poi di esplorare in giro. È infine grazie alle previsioni meteo che mi convinco. 5 giorni di sole. Impossibile dire di no.

Una notte a Rovaniemi, la città di Babbo Natale, la magia nell’aria, e poi autobus per Saariselka. Da qui l’accesso al Parco.

Il primo giorno il sentiero è molto grande e ancora si incrociano “molte” persone, bello ma non troppo. Lo zaino è pesante, i paesaggi sono belli, ma quasi affollati. Il telefono però già non prende e ci si può muovere solo con bussola e cartina.

Si può dormire dove si vuole nel Parco, ma è altamente consigliato scegliere determinati punti, così da avere un corso d’acqua vicino, in genere altre persone e la possibilità di accendersi un bel fuoco nelle fredde notti di fine agosto sopra il circolo polare artico.

La prima sera ho incontrato Daniel, uomo di mezza età tedesco, che mi ha raccontato di come i sei giorni trascorsi lì dentro fossero stati per lui un’esperienza “life-changing”.

Il piacere di sentire dire una frase del genere da un cinquantenne è stato grande, ma ho creduto che per me non sarebbe stato così, non gli ho dato troppo credito. La paura ancora mi frenava.

Il giorno dopo, durante il tragitto, una donna finlandese mi ha ribadito la grandezza e la bellezza del parco, e di come il tempo all’interno di questo, semplicemente vola. E ancora non le ho creduto, neanche a lei, anzi ero quasi tentata di fermarmi li.

Non so cosa mi abbia spinto a continuare, a provare a credere a queste persone, ma una delle mie mille personalità, o forse solo la mia testardaggine, mi ha convinto a proseguire, ed è stata la migliore decisione che potessi prendere.

Ho iniziato ad inoltrarmi nel parco e da quel momento non ho praticamente più incontrato un’anima viva sul mio tragitto.

Ho percorso 25 chilometri con 14 chili sulle spalle quel giorno, ho guadato un fiume e ho scoperto con grande gioia di poter dormire in un rifugio (manco fosse stato un hotel a cinque stelle).

Ad un certo punto è arrivato Tapio, ex ranger, ex paracadutista per l’esercito finlandese. Con un cuore immenso e un’anima pura.

Ha esordito chiedendomi se fossi li da sola, “sì, sono qui da sola!” – “bè, sei coraggiosa!” -“e tu sei qui da solo?” – “Sì” – “Bè, allora sei coraggioso anche tu!

E così siamo diventati amici.

Abbiamo chiacchierato tutta la sera, del più e del meno, dei nostri hobbies, delle passioni e della vita, con un inglese un po’ smangiucchiato ma assolutamente comprensibile. Mi ha acceso una candela quando ho deciso di scrivere due pensieri sul mio taccuino. E la mattina mi ha salutato dicendomi che è sempre un immenso piacere trovare delle menti con cui avere delle discussioni costruttive, e io non posso che essere pienamente d’accordo.

Mi rimetto in cammino, seguendo un sentiero consigliatomi proprio da Tapio. Dopo una pausa snack lungo un fiume in un punto meraviglioso, con la testa un po’ tra le nuvole, non mi accorgo che ci sono due sentieri, e prendo quello sbagliato. Dopo una mezz’oretta me ne accorgo, mi maledico, e decido di tagliare “off-road” per non perdere troppo tempo.

Cammino nel bosco, la direzione è giusta, ma il terreno non è certo dei migliori. A un certo punto è così bagnato che decido di fare come consigliatomi da Marc e mi tolgo le scarpe, finisco in un pantano con il fango fin sotto il ginocchio.

Respira Ari, la direzione è giusta, cartina e bussola non mentono, proseguo. La strada è lunga, e anche una volta raggiunto il sentiero, zone di terreno acquoso non mancano. Mi sarò tolta le scarpe una decina di volte, alla fine ci rinuncio, oggi avrò i piedi bagnati. Pausa pranzo in un bivacco, anche qui in un punto meraviglioso su un fiume.

Incontro un’anima dopo cinque ore di solitudine incontaminata. Scambiamo due chiacchiere, lui finlandese, mi chiede come ho scoperto questo posto, e quando gli dico che ci sono arrivata perché uno sconosciuto in ostello ad Helsinki mi ha consigliato di andarci e il meteo prevedeva sole, si è messo a ridere e mi ha ribadito che sono molto fortunata, sono finita nel posto più bello della Finlandia. Gli credo.

Dopo pranzo supero un ponte, ancora un paio di ore e con i piedi zuppi arrivo in un rifugio su un lago. Mozzafiato.

Qui incontro Clemens e Gerret, zio e nipote tedeschi, lo zio ormai in Finlandia da 20 anni. Super chiacchieroni, la loro presenza mi accompagnerà anche il giorno successivo, la prossima meta è la stessa. Mi danno un po’ del loro cibo, per fortuna, me ne porto sempre troppo poco.

Non so se saranno stati i 22 chilometri, l’essere finita in un pantano, aver attraversato non so quanti fiumi (almeno 10), ma il ginocchio sinistro inizia a farmi un po’ male.

Una lunga notte al caldo, le scarpe per fortuna si asciugano, e si riparte. Le prime due ore le passo con Clemens, che mi stordisce di parole, aiuto. Dopo una pausa lungo un lago molto bello, decido di allungare un po’ la strada per salire in cima ad una collina.

Il sole, come sempre d’altronde in questi giorni, è magnifico, e ci tengo a vedere il panorama dall’alto. In salita però il mio ginocchio, ormai arrabbiato, inizia a farmi davvero male, e tra dolore e stanchezza, i lacrimoni non tardano ad arrivare.

Arriva Gerret, che prima di superarmi con il suo passo veloce si ferma, mi guarda quasi stupito, ma non devo spiegargli niente, mi capisce, sa quello che sto provando. Si assicura che me la caverò e riparte.

Riposo cinque minuti, prendo un antidolorifico e riparto, lentamente, all’inizio con un po’ di fatica, ma la bellezza di questi paesaggi è la migliore medicina, e tutto fila liscio (incrocio anche, ancora, tantissime renne).

Arrivo al bivacco, meta ideale per chi deve arrivare a Saariselka il giorno dopo, mancano infatti solo 6,5 chilometri. Monto la tenda, ceno, e poi non resisto, nonostante il ginocchio mi faccia male, salgo sulla collina lì a fianco a godermi l’ultimo tramonto nel parco.

Il cielo incandescente e i boschi sottostanti, osservati seduta, in solitudine, in silenzio, sono la conferma delle parole di Daniel e della donna finlandese. Questo luogo è magia. Non vorrei essere da nessun’altra parte, se non nel “qui ed ora”. Il mio cuore è immenso e ricolmo.

P.S. Nota speciale per il finlandese che il giorno dopo, a Rovaniemi, mi ha vista zuppa di fango, zoppicante, con lo zaino più grande di me, ha accostato, mi ha aspettato, e mi ha chiesto se avessi bisogno di un passaggio. Grazie (ovviamente non l’ho accettato).

2 commenti su “5 giorni (e 4 notti) da sola nel Parco Nazionale di Urho Kekkosen

  1. Marina D.
    4 marzo 2022

    Ho letto… sinceramente, grande coraggio indubbiamente, specialmente perché lì in mezzo se le fosse successo qualcosa “ciao”….

  2. Nadia F.
    4 marzo 2022

    Bellissimo!!!

I commenti sono chiusi.