Premessa: “Come facciamo a sapere che il nostro Dio sia migliore del loro? Non posso parlare ad un muro e convincermi che mi sto rivolgendo a qualcuno che mi ascolta. Invidio chi ci riesce.” (Isaac Bashevis Singer, Ombre sull’Hudson)
Alcuni giorni fa stavo leggendo un articolo di Gabriele Romagnoli sul Ramadan ovvero si chiedeva cosa spinga un miliardo di persone ad invertire per un mese la luce con il buio.
Un ateo che vive a Roma è andato a Tunisi a cercare una risposta.
L’articolo è sicuramente interessante, ma copio un brano che francamente mi ha messo a disagio. Si parla di tolleranza fra i popoli, le religioni, le razze.
Nessuno è perfetto, beninteso, e la maggior parte di noi soffre di pregiudizi, talvolta senza rendersene conto, ma per quel che mi riguarda “l’altro” è sempre una persona come me, sebbene la pensi diversamente.
…scivolo tra le bancarelle dei souq senza essere disturbato dai venditori, quasi fosse vero quel che mi insegnò un amico egiziano quando mi trasferii al Cairo: “Per un musulmano convinto uno come te, un senza dio, è invisibile, non esiste, è aria che si sposta.”