Differenziarne la raccolta significa salvarla dallo smaltimento e farla rivivere sotto altre forme. Ecco come i cittadini possono far bene all’ambiente e all’industria.
Che fine fa la plastica
La chiamano “la regola delle tre erre”: ridurre, riutilizzare, riciclare. E non stiamo parlando di cosa fare con i regali sgraditi, ma di come comportarsi con la plastica, e più precisamente con gli imballaggi di plastica (bottiglie, flaconi, sacchetti, scatole, vaschette, barattoli e pellicole).
È vietato leggere i tre verbi all’infinito, perché si tratta di imperativi. Imperativi urgenti per l’ambiente. Seguirli è più semplice di quanto si possa credere. Comprare frutta e verdure sfuse, bere l’acqua del rubinetto, acquistare detersivi “alla spina” o prodotti di aziende che hanno avviato iniziative per ridurre al minimo il packaging. Il famoso “prevenire è meglio che curare” vale anche per la salute dell’ambiente. Riutilizzare è la seconda regola aurea, a cominciare dal sacchetto o dal dosatore del sapone (meglio comprare una ricarica). E poi c’è il riciclaggio, capace di ridare nuova vita ai nostri rifiuti, di farli tornare a noi sotto diverse forme e utilità.
Con 67 bottiglie dell’acqua si fa l’imbottitura di un piumino matrimoniale. Con 11 flaconi del latte si fa un annaffiatoio. Con 14 vaschette di plastica, un cestino portafiori. È un circolo virtuoso quello del riciclo: diminuiscono i rifiuti che finiscono nelle discariche, si consuma meno energia di quella che servirebbe per produrre le plastiche vergini, si risparmia sul petrolio necessario alla produzione. E si risparmia pure sul suo smaltimento. Tutto ciò è possibile solo se ogni giorno abbiamo destinato un po’ di attenzione e qualche minuto nel fare la raccolta differenziata: un modo per spedire il rifiuto al giusto indirizzo, al destinatario capace di mettere in atto questa utile trasformazione.
Cinque regole per riciclare al meglio
Fonte “Altroconsumo – Associazione Indipendente di Consumatori”: www.altroconsumo.it
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