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Il Ponte sullo Stretto? Troppo rischioso

Un ingegnere che ha lavorato al progetto approvato dal governo fa retromarcia: meglio copiare dai giapponesi.

Il Ponte sullo Stretto di Messina? Anziché il progetto a campata unica scelto dal governo, dovremmo copiare quello del Ponte di Akashi, in Giappone: si risparmierebbero 3 miliardi di euro e quattro anni di lavoro, ma soprattutto non aggredirebbe la costa siciliana.

Remo Calzona, docente di Tecnica delle costruzioni alla Sapienza di Roma, da ormai 40 anni studia la realizzabilità del progetto più faraoinico dell’ingegneria civile italiana.  E’ stato coordinatore del Comitato scientifico per la società Stretto di Messina, contribuendo dunque alla stesura del progetto per il quale il Governo ha già stanziato una prima tranche da 1,5 miliardi di €. Ma ora ne prende le distanze con il libro La ricerca non ha fine (Dei editore, pagg. 395, 80 €)

Che cosa non va, professore?

La scelta di un’unica campata centrale, (vedi prima foto) ovvero un ponte con due soli appoggi principali all’estremità, lunga 3.300 metri: sarebbe la prima volta al mondo. L’evoluzione tecnologica più recente suggerisce di cambiare il progetto.

pontemessina_aerea

Dice che il ponte non reggerebbe?
A lungo termine, non si sa e non si può sapere.  Proprio per l’assenza di precedenti e per la strordinaria lunghezza. Meglio andare sul sicuro e copiare dal ponte giapponese di Akashi-Kaikyo (vedi seconda foto) : con una campata centrale di 2 km. e due laterali di 1 km. ciascuna.

300px-akashi_bridge

I vantaggi quali sarebbero?
Ci sarebbero sostegni anche centrali, quindi più sicurezza. E poi sembra fatto su misura per lo Stretto di Messina: una zona altamente sismica e soggetta a venti forti, proprio come il Giappone.

Gli ambientalisti sono già sul piede di guerra.
Perchè il progetto del Governo prevede una strada lunga 10 km., costruita apposta per accedere al ponte, che attraversa la Riserva Naturale della Laguna di Capo Peloro, tra i laghi costieri di Ganzirri e Faro. Quello giapponese, invece,  avrebbe un percorso diverso, ovvero taglierebbe lo Stretto, diagonalmente, lasciando stare la riserva. E il viadotto di accesso sarebbe molto più corto.

Per questo sostiene che costerebbe anche meno?

Esatto: la quantità di materiale necessario è nettamente  inferiore.  E per lo stesso motivo, si potrebbe realizzare entro il 2014, anziché il termine fissato per il 2018.

Quanti posti di lavoro potrebbe generare la costruzione del ponte, in un caso o nell’altro?
Di sicuro, porterà tanti investimenti. Quanto ai posti  e di lavoro, un progetto del genere richiede il ricorso a maestranze specializzate che non sono poi così numerose in Italia, quindi bisognerebbe ricercarle all’estero».

Un articolo di Angelo Sarasi – Vanity Fair

Nota integrativa-  Cliccando qui: http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E1078531,00.html è possibile leggere l’aggiornamento del 2008 di un servizio di Report in merito. Una lettura molto interessante….

2 commenti su “Il Ponte sullo Stretto? Troppo rischioso

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Questa voce è stata pubblicata il 20 aprile 2009 da in Leggo & Pubblico con tag , , .