Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sulle risorse idriche mondiali (World Water Development Report 3, presentato a Istanbul nel marzo scorso), il problema idrico deriva essenzialmente dall’iniqua distribuzione della risorsa acqua. Sia per ragioni puramente geografiche, geologiche e meteorologiche, sia per una cattiva gestione umana delle riserve.
Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni e la raggiunta certezza che al mondo ci sia abbastanza acqua per tutti, 1,1 miliardi di persone non ha accesso a fonti sicure di acqua potabile e 2,5 miliardi vivono al di sotto degli standard igienici minimi.
L’indisponibilità di risorse idriche potabili è alla base di infezioni intestinali epidemiche, tifo e malaria che sono state e sono la causa di milioni di decessi (90% bambini sotto i 5 anni) ogni anno. Si stima che attualmente si possano salvare 1,6 milioni di esseri umani all’anno, semplicemente fornendo loro acqua potabile e condizioni igienico-sanitarie entro i livelli minimi.
Gli ecosistemi d’acqua dolce (e quindi potenzialmente potabile) si stanno deteriorando a velocità impressionante in molte aree del pianeta. In questo senso solo la conservazione di foreste, ghiacciai e grandi corsi d’acqua dolce potrà invertire i processi di deterioramento del ciclo idrologico su cui, in pratica, si basa la vita sul pianeta.
Entro il 2030 la domanda alimentare crescerà, secondo previsioni, del 55% il che si tradurrà in una sempre maggiore richiesta di acqua per irrigare le coltivazioni sparse sul pianeta. Attualmente l’irrigazione agricola rappresenta già il 70% della domanda idrica.
Secondo le previsioni dell’Onu, inoltre, la popolazione mondiale di 6,6 miliardi di persone crescerà di 2,5 miliardi entro il 2050, imponente crescita demografica, che per essere sostenuta richiederà 64 miliardi di metri cubi d’acqua dolce in più all’anno.
L’acqua dolce non è una risorsa infinita, nemmeno per chi abita regioni del pianeta ricche di questo elemento. L’acqua utilizzabile per il sostentamento degli esseri umani e delle loro attività si restringe è solo il 2% dei bacini idrici mondiali (per lo più rappresentati dall’immensità salata degli oceani), rappresentato dall’acqua dolce dei ghiacciai (in preoccupante ritirata), dai quali derivano fiumi e laghi, o bacini artificiali.
In genere quotidianamente un’abitante della parte nord occidentale del mondo utilizza circa 400 litri d’acqua dolce dei quali solo 2,5 impiegati per dissetarsi. Viene da sé che questo impressionante dato procapite implichi una discreta quota di sprechi idrici, grandi e piccoli.
Pochi accorgimenti giornalieri di decine di milioni di individui possono implicare grandi risparmi: l’impiego dei frangiflusso miscelatori applicati ai rubinetti di casa; preferire la doccia al bagno; utilizzare scarichi differenziati per il wc; impiegare lavatrici e lavastoviglie con criterio e utilizzare l’acqua piovana per innaffiare le piante del terrazzo…
Gesti semplici, che richiedono l’unico sforzo di cambiare le proprie abitudini: è una piccola sfida quotidiana accettabile per il bene del pianeta?
Fonte: http://www.forplanet.org