Cancellare i segni del tempo in pochi minuti. Sono sempre di più gli italiani che decidono di sottoporsi alle iniezioni di filler spiana-rughe: un ‘ritocchino’ veloce, non troppo costoso, che ogni anno attrae circa da due milioni di italiani, di cui 500 mila uomini.
Non senza qualche rischio però: sono più di 100mila gli italiani che subiscono eventi collaterali a seguito di questi trattamenti. “Questo perchè molti medici fanno uso di filler a buon mercato, non certificati. O peggio ancora perchè molti di questi trattamenti sono fatti da chi medico non è, in ambienti non idonei, come i centri estetici”.
A denunciarlo è Norma Cameli, responsabile dell’ambulatorio di dermatologia estetica dell’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma, intervenuta alle Giornate di dermatologia estetica promosse dalla Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse (Sidemast), in corso a Roma.
Secondo un’indagine sulla frequenza degli effetti collaterali a seguito dell’iniezione di filler, condotta su 1500 donne fra 20 e 50 anni dal Centro interuniversitario di dermatologia biologica e psicosomatica di Firenze, in un caso su quattro si verificano eventi avversi che richiedono l’intervento del medico.
“Su questi pazienti – spiega Torello Lotti, direttore del Centro e presidente Sidemast – abbiamo rilevato un’incidenza del 10% di granulomi nella sede dell’iniezione. E ancora, in un ulteriore 5% di pazienti si è verificata la ‘riaccensionè di un’infezione erpetica, nel 7% dei casi un’infezione batterica e nel 3% ascessi dov’è stato inserito il filler. Complicanze da non confondere con gli effetti fisiologici dell’iniezione come gli arrossamenti transitori, i piccoli lividi, il dolore passeggero che recedono spontaneamente e non comportano alcun pericolo per i pazienti”.
Per l’esperto, l’elevata incidenza di complicazioni osservata su questi pazienti, “spesso non a conoscenza del materiale iniettato, dipende dal fatto che, purtroppo, molti medici fanno uso di filler a buon mercato, non certificati, con poche garanzie di qualità e sicurezza. Se tutti impiegassero prodotti sicuri e certificati, gli eventi avversi sarebbero senza dubbio di meno”, sottolinea Lotti.