
Il centro storico dell’Aquila era e deve diventare di nuovo un luogo con la sua storia, le sue attività, le sue case, i suoi monumenti e non continuare a essere, come oggi, uno scenario di rovine.
Le macerie delle case sono macerie di vite!
“La protesta spontanea dei cittadini dell’Aquila apre un’importante e necessaria riflessione su come affrontare la ricostruzione dopo eventi catastrofici quali terremoti, alluvioni, frane che si sono susseguiti nel nostro Paese – dice Ilaria Borletti Buitoni, Presidente FAI.
Dare nel breve periodo la possibilità a chi ha perso la propria casa di avere un tetto sopra la testa è sicuramente l’esigenza primaria ma deve essere subito seguita dalla improrogabile necessità di affrontare la ricostruzione di una città ridandole la propria identità.
Chi ha subito un trauma grave come i cittadini dell’Aquila ha estremo bisogno di sapere che si sta percorrendo una strada magari lunga ma che porterà a ritrovare la propria casa, la propria città, i propri punti di riferimento, in altre parole i segni della propria vita e della propria memoria.
Le Istituzioni sono tenute a mantenere questo impegno.
Il FAI – che protegge il patrimonio artistico del nostro Paese, un patrimonio che è anche la nostra identità – è in prima linea per favorire il recupero del centro storico dell ‘Aquila con il progetto di restauro – partito nei giorni scorsi – della Fontana delle 99 Cannelle, simbolo della città e segno di identità per gli aquilani e chiede quindi alle Istituzioni di esprimersi con chiarezza sui tempi e sui modi in cui si prevede avvenga la ricostruzione del capoluogo abruzzese.
Nessuna casa appena costruita – anche se in modo ineccepibile – riempie il vuoto e compensa il dolore di chi continua a vedere le macerie di ciò che è stato e che ha vissuto, senza intravedere una speranza di rinascita.”