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Caro carburante: l’Unione petrolifera si difende

L’Unione petrolifera si difende dagli attacchi delle associazioni a difesa dei consumatori sulla questione del caro carburante. Durante un programma tv Mediaset, il presidente dell’Unione stessa, Pasquale De Vita, ha dichiarato che “la doppia velocità dei prezzi del greggio, di cui spesso parlano le associazioni, è una favola inventata da loro stessi per far presa sul pubblico. Quando il prezzo della benzina sale il pubblico è infastidito, quando scende nessuno lo dice. ”

“Sembra quasi che il prezzo salga soltanto”, ha aggiunto De Vita, “ma se così fosse saremmo arrivati a 5 euro al litro, mentre invece oscilliamo sempre intorno agli stessi numeri”. Il presidente ha poi spiegato che la speculazione non c’è e che l’unico modo per intervenire sui listini è riorganizzare la rete, tagliando circa 6mila impianti. “Così si recupererebbero i 3-4 cent che ci dividono dall’Europa”. Nel Continente, spiega De Vita, il prezzo è tutto a livelli self service, diversamente dall’Italia, dove quindi è più alto.

Il presidente dell’Unione petrolifera ha quindi concluso con una considerazione tecnica sulla raffinazione, il cui sistema è al momento non allineato alle normali esigenze del mercato, con esuberi di produzione.

Dopo gli interventi delle associazioni di consumatori, la cui indignazione si esprime puntualmente a ogni rincaro del prezzo del carburante, è utile e giusto sentire anche la voce della controparte. Le considerazioni di De Vita, tuttavia, prestano il fianco ad almeno un paio di obiezioni.

La prima riguarda la doppia velocità del prezzo. Non è vero che non ci si accorga dei cali, quando questi ci sono. Ma è un fatto che, quando il prezzo del barile sale, non più di due giorni dopo salga anche il prezzo della benzina; quando il prezzo scende, invece, il corrispondente calo della benzina arriva almeno un paio di settimane più tardi.

La seconda è sulla rete di distribuzione. Al di là dell’adeguamento di 3-4 centesimi, che è francamente ben poca cosa, rimane un dubbio. Se si tagliano 6mila distributori si riduce l’offerta e ciò dovrebbe portare a un aumento della domanda presso gli impianti rimasti. Con il conseguente possibile aumento dei prezzi.

Il problema, insomma, pare ben lungi dall’essere risolto.

Fonte: www.auto-news.it

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Questa voce è stata pubblicata il 22 marzo 2010 da in Consumatori & Utenti, Il mondo dell'automobile (e non solo) con tag , , , , .