Come si comporta il gigante di Montain View con i dati sensibili che gli utenti mettono in Rete? Dopo le polemiche sulla privacy online è arrivato il momento di cominciare a capirci qualcosa.
A colloquio con Alma Whitten, responsabile del gruppo di sicurezza applicata di Google e del team di engineering all’interno del Privacy Council della Big G.
Dove sono archiviati i nostri dati personali?
Ci sono tre grandi contenitori in cui vanno a finire le informazioni che ci riguardano, ognuno con livelli di privacy e di dati accessibili differenti. Il più sensibile e personale è quello relativo agli account Google (da Gmail fino a iGoogle o Picasa). Poi ci sono i le informazione che mettiamo a disposizione della Rete quando effettuiamo le nostre ricerche sul motore e, infine, tutti i dati che condividiamo ogni volta che utilizziamo servizi online come ad esempio le mappe.
Il discorso sulle ricerche è più complesso di quello che sembra apparentemente. Fare domande a Google (ad esempio digitando una qualsiasi parola chiave) genera un cosiddetto file di log, che però, – secondo la Whitten – è anonimo e serve solamente a perfezionare i risultati offerti dal motore di ricerca, che analizza i comportamenti degli utenti e verifica su quali risposte orienta le proprie preferenze.
Tutto questo avviene tramite i cookie, che registrano il nostro indirizzo Ip, l’ora dell’operazione, il tipo di browser e le parole cercate. Google assicura di rendere anonimi dopo 9 mesi i dati che riguardano gli indirizzi Ip e comunque di non conservare oltre i 18 mesi tutti i cookie.
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