Acquedotti italiani colabrodo: lo dice l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nell’anuale rapporto sulla qualità dell’ambiente elaborando i dati relativi alle perdite di rete del 2009.
Perdite attorno al 30%
Quasi tutti gli acquedotti italiani si aggirano intorno al 30% di perdite. Spiccano negativamente Pescara, Campobasso, Foggia, Bari, Taranto e Cagliari, che superano ampiamente il 40% di perdite. Quasi metà dell’acqua erogata è persa per strada: un grave danno, non solo per l’ambiente, ma anche per il conto economico che nessuno paga. Dei 34 casi analizzati, solo Milano riesce a raggiungere l’obiettivo del 10%, la soglia “fisiologica” sotto la quale si ritiene impossibile scendere.
Diverse cause
Le perdite di un acquedotto possono dipendere da vari fattori: scarsa manutenzione degli impianti, piccole e grandi rotture, pressione eccessiva nelle tubature, sgocciolamenti. Una causa purtroppo non trascurabile, in Italia, sono gli allacciamenti abusivi che sottraggono illegalmente acqua alla rete.
Negativo anche è il confronto con il 2005: non solo non si notano grandi miglioramenti, ma in alcune città i dati mostrano un deciso peggioramento, soprattutto a Udine, Genova, Trieste e Verona.
Per minimizzare le perdite gli acquedotti dovrebbero intervenire sulle proprie strutture: utilizzare materiali più resistenti, essere rapidi ad intervenire qualora ci fosse una perdita per ripararla prima che diventi troppo grande ed avere un buon sistema di monitoraggio per poter evidenziare i punti critici della propria rete.
Da sempre ci facciamo promotori del risparmio idrico: i nostri gesti sono importanti per ridurre gli sprechi di una risorsa preziosa e troppe volte data per scontata. Sarebbe importante però che arrivassero segnali positivi dagli acquedotti.
Fonte: www.altroconsumo.it