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Auto d’importazione: ecco perché la consegna è lunga

Numerosi lettori l’avranno certamente notato: in caso di acquisto di una vettura d’importazione parallela, le pratiche d’immatricolazione sono assai più lunghe rispetto a quelle della stessa auto acquistata presso un concessionario autorizzato dalla casa.

Il motivo non risiede, come si potrebbe pensare, nei tempi di trasmissione dei documenti dall’estero, ma in una specie di “discriminazione fiscale” delle quale sono vittime gli operatori del mercato parallelo rispetto ai loro colleghi del mercato ufficiale.

Questi ultimi, per dimostrare di aver assolto gli obblighi Iva (anche compensandola con quella a credito) e ottenere il via libera all’immatricolazione, possono semplicemente apporre un timbro sul suo certificato di conformità (il documento che dichiara la vettura “conforme” ai dati di omologazione, senza il quale non si può targare).

Gli importatori paralleli, al contrario, per dimostrare di essere fiscalmente a posto non possono apporre alcun timbro né effettuare compensazioni tra l’Iva a credito e quella a debito, ma devono seguire una particolare procedura.

Innanzitutto, devono trasmettere all’Agenzia delle Entrate il numero di telaio della vettura importata che intendono immatricolare. Poi devono versare materialmente l’Iva tramite un modello 24 specifico che riporti sia il numero di telaio sia il prezzo di cessione dell’auto.

Da quel momento, passano non meno di nove giorni lavorativi affinché il dipartimento dei Trasporti Terrestri (in pratica, la Motorizzazione) riceva dall’Agenzia la conferma che l’Iva è stata versata. Il dipartimento se ne prende poi altri quattro per fornire la sospirata autorizzazione alla targatura.

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Questa voce è stata pubblicata il 24 agosto 2010 da in Consumatori & Utenti, Il mondo dell'automobile (e non solo) con tag , , , , , .