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Il movimento delle tre frasi

pensieri paroleIl movimento delle tre frasi predica la sintesi nelle mail. (Vedi: http://three.sentenc.es)

Il tutto ruota intorno alle mail che riceviamo soprattutto in ambito lavorativo, con chiarimenti non richiesti, saluti troppo lunghi, divagazioni e via dicendo.

Sicuramente vero che ci sono persone che si scrivono addosso, ma dal mio punto di vista il dono della sintesi lo trovo più utile nelle conversazioni telefoniche.

Come raccontavo l’altro giorno non riesco di fatto ad utilizzare la promozione Vodafone che mi fa pagare solo il 1° minuto di conversazione, perchè le mie telefonate sono tutte più brevi e si aggirano sui 45″.

Sebbene io sia un grafomane (si era capito 😉 ?) e lo sia ad esempio anche Masomink, affetto tra l’altro da una logorrea (che non è una malattia sessualmente trasmissibile) degna di nota, non mi trovo d’accordo sull’applicare la sintesi a prescindere.

Proprio nei giorni scorsi una cliente mi aveva sollecitato una risposta ad una mail, peraltro inviatami quando ero in ferie.

Avevo due opzioni: dirle che mi stavo interessando alla cosa oppure dilungarmi un poco.

Ho scelto la seconda opzione, scrivendole così:

Buongiorno,

la sua mail in proposito era stata inviata il 19 agosto quando eravamo in ferie, ragion per cui è stata scaricata sul pc di casa e si è nascosta fra le centinaia di mail che ricevo.

Esulando un attimo dall’ambito puramente lavorativo, potremmo dire che lavoro per vivere e non il contrario, il che sta a significare che mia attività (a livello personale) sul web  mi porta a ricevere parecchie migliaia di mail all’anno (circa 10000, se non di più…….) per cui ogni tanto vado nel pallone…. tanto più in agosto … 😉  …se poi ci aggiungiamo la crisi del mononeurone.

Bando agli scherzi, in realtà di novità in merito non ne ho, ma ho in ogni caso richiesto al mio fornitore se vi è stata qualche variazione. Nel caso, la aggiorno….

 

Visto che questo movimento chiede 3 sole frasi, potrei essere mandato al rogo, tuttavia la risposta (sintetica) che ho ricevuto è questa: Grazie Sig. M., in una giornata di follia lavorativa, mi ha fatto fare due sane risate.

Il concetto di fondo è che oggigiorno siamo fin troppo sintetici in ogni situazione (e leggere poi delle difficoltà a comunicare) o, al contrario, parliamo troppo quando non serve (basti vedere tutti quelli che telefonano mentre guidano…).

Le uniche cose di cui c’è bisogno sono buonsenso ed equilibrio.

Le mail che scambio ad esempio con Caprino sono essenziali e contengono quello che c’è da dire, non una parola di più.

Saltiamo anche i saluti, che non servono, così come non servono con molti amici, visto il flusso continuo di messaggi; ma ci sono mail che richiedono parole, spiegazioni, chiarimenti…semplice buonsenso, non si può essere sempre sintetici o riempire sempre due pagine di testo.

Oppure vogliamo ridurre anche la parola scritta a soli 160 caratteri stile sms? Magari con abbreviazioni folli pur di risparmiare una riga di testo?

Essendo grafomane, mi ripeto: basta il buonsenso.

8 commenti su “Il movimento delle tre frasi

  1. Spugna
    5 ottobre 2010
    Avatar di Spugna

    ahhhhhhhh

    sono molto insubordinata 🙂

  2. paoblog
    5 ottobre 2010
    Avatar di paoblog

    Infatti…

    la Moleskine sta accogliendo i memo circa i tuoi comportamenti irriguardosi

    te la cavi solo perchè ti voglio un bene infinito.

  3. Spugna
    5 ottobre 2010
    Avatar di Spugna

    Segnati anche quella del post al duomo 🙂

  4. paoblog
    5 ottobre 2010
    Avatar di paoblog

    questa me la segno 😦

  5. Spugna
    5 ottobre 2010
    Avatar di Spugna

    Condivido con Serra e Francesco. Gli studenti non sanno scrivere i temi e non hanno capacità di sintesi…quella vera, non quella degli sms.

    per Paolo : a volte sei “logorroico” anche quando scrivi 🙂

  6. Francesco
    5 ottobre 2010
    Avatar di Francesco

    Leggevo, lo scorso agosto, un davvero molto interessante articolo-commento di Michele Serra su “la Repubblica” a margine di una inchiesta sui comportamenti degli adolescenti di oggi che, tra l’altro, utilizzano il telefono cellulare solo per inviare e ricevere sms, considerando ciò non solo una pratica più economica, ma soprattutto più sbrigativa di una telefonata.

    Quest’ultima, infatti, prevede comunque dei convenevoli (già il semplice «Pronto?» di risposta è una perdita di tempo…), pause per pensare, parole da trovare, “saluti e baci finali” troppo lunghi da gestire.
    In pratica: non si può parlare attraverso abbreviazioni, “smile” e “faccine” varie…

    Ovvero: la scrittura degli adolescenti per inviare sms è, ormai, condensata al massimo, quasi, dell’inimmaginabile.

    Mi sono trovato pienamente concorde con l’analisi, molto semplice, portata avanti da Michele Serra che sottolineava come, tutto sommato, questa forma di comunicazione può anche non essere un male; ovvero: significa sapersi adattare a una situazione, adattare il proprio linguaggio espressivo a una tecnologia che impone, in qualche misura, un nuovo modo di comunicare.
    Io, per esempio, non ho difficoltà ad ammettere di costituire una sorta di “analfabeta” di questo genere di comunicazione, non riuscendone ad afferrare e gestire i meccanismi.

    Al tempo stesso, Michele Serra evidenziava il punto focale dove risiede il problema, addirittura drammatico, che attanaglia queste nuove generazioni.
    Quel tipo estremamente condensato di comunicare non è adattato a una forma di tecnologia, quanto esattamente il contrario.
    Quel tipo di tecnologia ha imbastardito la comunicazione linguistica degli adolescenti, che non sono più in grado di scrivere in altre forme, assai più ricche e piacevoli.

    Concludeva Michele Serra: se una adolescente sapesse scrivere un tema, una relazione, un racconto attraverso ricchezza e proprietà di linguaggio, conoscendo i meccanismi della comunicazione scritta ma, anche, avendo padronanza della lingua e sapendone trarre piacere, nello scrivere come nel leggere… Allora il suo (momentaneo) adattarsi a scrivere attraverso il linguaggio abbreviato oltre misura degli sms avrebbe un peso decisamente positivo, significando che quel ragazzo sa cambiare stile, avendo padronanza molto ampia della lingua e dei meccanismi di comunicazione, quando davvero serve.

    Ciò, purtroppo, non avviene quasi mai.

  7. Poppea
    5 ottobre 2010
    Avatar di Poppea

    Hai detto bene, il buonsenso, è ovvio che spiegazioni bisogna darne per cui è normale che se uno le da si dilunga, per quello che mi riguarda amo più la conversazione; anche quando andavo a scuola preferivo le interrogazioni al compito scritto, perché è più semplice parlare che scrivere, nel senso che nello scritto devi badare alla punteggiatura a dare un senso al filo del discorso, ecc.

    Nella conversazione se usi un congiuntivo senza il che non succede nulla. Inoltre non ho lo spirito della dattilografa e passo più tempo a correggere gli errori che a scrivere una lettera

  8. ele
    5 ottobre 2010
    Avatar di ele

    Mi ricorda un po’ il vecchio “sarò breve” delle barzellette! ma comunque: sarò breve. Sottoscrivo in pieno che basta il buonsenso. E qui potrei scrivere per ore ed ore perchè è proprio questo il problema… la mancanza di buonsenso così diffusa nel nostro paese !

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 5 ottobre 2010 da in Pensieri, parole, idee ed opinioni con tag , , , .