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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

New York City Marathon? No grazie

Li ho incontrati a Fiumicino, avevano tutti il giubbotto arancione di Terramia*, scarpe Asics o Mitzuno da runners e la medaglia al collo. Io tornavo da Tripoli, mi ero alzato alle tre, ero stanco e puzzolente, come sempre quando torno dai miei viaggi di lavoro. Forse la mia critica è dettata da qualche forma di invidia  ma appena li ho visti mi hanno fatto provare un misto di pena e tenerezza.

Una buona parte di essi ha preso l’aereo per Verona, così ne ho scelti due e mi sono avvicinato:
“Scusate, che maratona avete fatto?”
“New York”
“Bello ?”
“Fantastico, correre prima in mezzo ai grattacieli e poi a Central Park è una cosa incredibile”
“Siete degli abituè della maratona di New York?”
“No è stata la prima maratona della nostra vita”
“Faceva freddo?”
“Si molto, alla partenza c’erano due o tre gradi”
“Alla partenza c’era tanta gente, ho letto che i primi chilometri si fanno camminando per la folla”
“Si ma sono organizzatissimi, ti dividono secondo il miglior tempo che hai sulla maratona, e poi quelli di Terramia ci avevano avvertiti di presentarci ai nastri di partenza almeno quattro ore prima”.
“C’erano tanti italiani?”
“Si, circa tremila, la comunità più numerosa naturalmente dopo quella americana”.

Allora, ricapitoliamo, invece che spendere i 50/100 euro necessari per correre a Roma o a Venezia questi signori ne spendono quattro o cinquemila (New York ormai è accessibile solo tramite le agenzie tipo Terramia che danno il “pacchetto” completo), si fanno dieci ore di aereo ad andare e dieci al ritorno, corrono al freddo, stanno davanti al traguardo quattro ore prima di partire e non hanno nessuna speranza di fare il tempo perché faranno il primo chilometro camminando però parlano di “esperienza unica” e tornano con la medaglia al collo.

Ma, non capisco, per uno che non ha mai fatto una maratona non sarebbe stata comunque una esperienza unica  anche se avesse corso a Canicattì?

E se si corre per il colpo d’occhio…Venezia o Londra non sarebbero da provare prima di attraversare l’oceano?

Non è che, per caso, molta gente, sentendo parlare Linus, Nicola, Gianni Morandi e tutti i vari Vip che ci vanno corre NY Marathon solo per raccontarlo?

Come diceva un tale….la domanda sorge spontanea.

°°°

*Terramia è una organizzazione fondata da Orlando Pizzolato, famoso appunto per le due vittorie a NY.

Fornisce tabelle di allenamento personalizzate per podisti, stages di allenamento e organizza la partecipazione alle principali maratone nel mondo preoccupandosi sia dell’iscrizione che dell’allenamento e di tutti gli aspetti logistici.

In nessun modo il mio articolo vuol essere una critica all’operato di Terramia, anzi devo dire che i programmi di Pizzolato sono quanto di più evoluto si trovi nel panorama podistico italiano, mi fa solo sorridere questo identificare la maratona con la maratona di NY.

3 commenti su “New York City Marathon? No grazie

  1. Francesco
    15 novembre 2010
    Avatar di Francesco

    Credo anche io, come evidenzia Miro, che ormai questi celebri appuntamenti sportivi siano diventati, per i non professionisti, una sterile tappa turistica: giusto per poter dire, vantandosi, «Io l’ho fatta» così come si dice «New York? Barcellona? Praga? Petra? Io ci sono stato!» e, il più delle volte, quell’esserci stato è solo un timbro di presenza della cui formalità ti rendi conto ascoltando racconti che sono visioni da cartolina da cui non trapela alcuna vera, diversa, unica emozione. né tanto meno una visuale differente dall’usuale, frutto di spirito di osservazione figlio della curiosità.

    Forse sono snob, chissà…

    Certo che il venir a conoscenza dell’esistenza di queste organizzazioni stile tour operator senza l’appoggio delle quali – e la divisa rigorosamente d’ordinanza delle quali – non potrai mai fare una maratone del genere: conferma come simili appuntamenti siano diventati “roba da turismo di massa”.

    Conosco due fratelli – ormai ben oltre i quarant’anni, ma ancor attivi sportivamente, sebbene in modo più tranquillo e quando l’intensa attività lavorativa permette loro – che negli Anni Ottanta andarono più volte a New York per prendere parte a quella celebre Maratona, dopo, ovviamente, aver compiuto un percorso di avvicinamento progressivo partito dalle piccole gare di provincia fino agli appuntamenti allora possibili in Europa.
    Ecco: in una situazione del genere, al di là del fatto che all’epoca il tutto doveva essere più “ruspante” di oggi, comprendo come la Maratona di New York rappresenti una desiderata e meritata ciliegia in cima a una torta fatta di sacrifici sportivi giustamente da desiderare e gustare.

  2. Nancy
    15 novembre 2010
    Avatar di Nancy

    Il mio commento si riferisce solo ed esclusivamente ai non professionisti.

  3. Nancy
    15 novembre 2010
    Avatar di Nancy

    Sono della idea che gli sportivi corrono meglio nell’anonimato dei loro percorsi personali e che per primo si deve fare nelle proprie città di appartenenza. Io se dovesse scegliere dove andare con la mia bici andrei in Islanda dove l’amore per la natura si respira a pieni polmoni e non ho bisogno di fare delle finte e avere una medaglia comperata al collo. Scusate se la penso così.

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 15 novembre 2010 da in Il mondo dello sport, Pensieri, parole, idee ed opinioni, Persone & Società con tag , , .