Sul Blog La 27ma Ora ho letto un divertente articolo di Barbara Stefanelli che comincia così:
Il primo componimento libero di mia figlia, 6 anni, era intitolato “La mia settimana”. L’ho trovato sui quaderni riconsegnati per le vacanze di Pasqua. Comincia così: “Il mio giorno preferito è il martedì perché non ho attività e posso vedere in pace i miei amici”. E si chiude così: “Il mio giorno meno preferito è il venerdì perchè la settimana sta per finire ma io devo ancora andare in piscina”.
Il messaggio in bottiglia, affidato a un foglio a quadretti grandi, è chiaro: basta, facciamo pausa.
Dico divertente senza nessuna valenza negativa od ironia, beninteso, perchè capisco bene il succo del discorso che infatti si concretizza nel paragrafo che ha attirato la mia attenzione:
Presa in contropiede da quel desiderio di “sospensione delle attività”, mi sono chiesta:
ma io che cosa facevo dall’inizio di giugno all’inizio di ottobre, nella lunghissima fantastica pausa che mi portava da una classe all’altra delle elementari?
Io non facevo niente. Scansavo anche il campo estivo dei boy scout, una volta ci andò mio fratello che tornò con la polmonite e la cosa venne archiviata per sempre. Quello che mi ricordo è la felicità assurda che, appena finita la scuola, mi accompagnava da Milano Centrale alla stazione di Lecce.
Io ho sicuramente qualche anno in più della Stefanelli, ma ricordo benissimo che una volta finita la scuola, iniziava un periodo di dolce far niente, compiti a parte, ma che erano in ogni caso gestibili, bastava un minimo di disciplina da parte di mia mamma.
Per il periodo scolastico cha andava dalle elementari fino alle medie, ho sempre trascorso gran parte dei tre mesi di vacanza con gli zii, Luzie e Giulio; dapprima si andava solo sull’appennino reggiano, a Gatta, il paese dove era nato mio zio e successivamente si faceva pure un mesetto abbondante a Chiavari, dove avevano un appartamento.
Ovvio non tutti noi bambini di una volta eravamo così fortunati da poter andare via da Milano, ma vero che ricordo con lo stesso piacere anche i pomeriggi passati in strada con gli amici, impegnati in passatempi ridicoli per i ragazzini superimpegnati di oggi: quattro calci al pallone, bicicletta fino ad avere il sedere a forma di sellino, e gigantesche battaglie con i soldatini della Atlantic.
E fra centinaia di soldatini che ognuno portava sul campo, eravamo poi in grado di riconoscere i nostri da rimettere nelle scatole al termine delle battaglie.
Bei tempi, da rimpiangere…