Paoblog.net

Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Ho l’Abs, investo qualcuno, nessuno saprà a quanto andavo…

di Maurizio Caprino

L’Abs non può essere un alibi per impedire la ricostruzione di un incidente. La sentenza 14673 depositata il 12 aprile scorso dalla quarta sezione penale della Cassazione non è solo l’ultimo atto di una vicenda che a suo tempo (agosto 2004) fece scalpore: la morte di un agente della Polstrada che stava piazzando un autovelox sulla superstrada Bari-Brindisi e fu travolto da un’auto che circolava sulla complanare, proprio dove la pattuglia aveva scelto di appostarsi per stare più al sicuro rispetto alla carreggiata e al suo traffico veloce (veloce sul serio: i 160 non erano una rarità).

Sottovoce, qualcuno polemizzò perché in quel modo gli agenti potevano tendere agguati con l’autovelox nascosto: tra la carreggiata e la complanare ci sono siepi di oleandro. L’ideale appunto per nascondersi (all’epoca il Codice non lo vietava), ma un pericolo per quell’agente, investito proprio perché si sporse dalla siepe verso la complanare senza accorgersi che proprio sulla stradina stava arrivando una vettura.

Il guidatore fu poi condannato per omicidio colposo, perché andava troppo forte. E ora la Cassazione conferma la condanna, perché ritiene che l’indagine svolta dal perito nominato dal pm sia stata fatta bene.

Uno dei motivi per i quali l’automobilista la contestava era proprio il fatto che la sua velocità eccessiva al momento dell’incidente era stata desunta da una traccia di frenata trovata sull’asfalto: non è sua – ha argomentato la difesa – perché la vettura ha l’Abs e quindi tracce non ne lascia.

Un’argomentazione cui pensano molti guidatori dallo stile disinvolto…

Continua la lettura QUI

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 18 Maggio 2011 da in Il mondo dell'automobile (e non solo), Leggo & Pubblico, Sicurezza stradale con tag , , , , .