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Scarti di lana per bonificare le acque inquinate dal petrolio

Leggo su: Stop The Fever

La capacità della lana di raccogliere gli olii era conosciuta fin dall’antichità. In tempi recenti, anche i meccanici e i piloti la usavano per pulirsi.

Ma a ispirare Donatelli presidente della locale Unione industriali di Biella in una notte dello scorso agosto, sconvolto dalle immagini del disastro del Golfo del Messico, e’ stato un ricordo d’infanzia e una banale disavventura con della nafta finita in un laghetto.

La reminescenza, immediatamente comunicata al direttore dell’Associazione Tessili e Salute di Biella Mauro Rossetti, e’ stata immediata testata nel garage, per poi essere affidata all’ad di Tecnomeccanica Biellese Mario Plomer e a un team di tecnici e ingegneri per la progettazione del sistema tecnologico.

Il progetto Wores, brevettato dalla società Gruppo Creativi Associati, prevede un kit da allestire ’su misura’ su qualsiasi imbarcazione che sparge i fiocchi di lana sulla macchia di petrolio. Una volta inzuppata, viene poi recuperata da un nastro trasportatore e strizzata.

Il procedimento consentirebbe così di raccogliere e recuperare gli idrocarburi (da stivare in un serbatoio) e la stessa lana, pronta a una nuova operazione. Le fibre possono essere riusate almeno dieci volte, per poi essere smaltite in un termovalorizzatore.

Considerata uno scarto, perchè priva di usi industriali, la lana non trattata, oltre a raccogliere olii e petrolio, e’ al tempo stesso idrofoba, ovvero non assorbe l’acqua, condizione essenziale per essere applicata in caso di sversamenti e maree nere.

Siamo in grado di recuperare con 10 tonnellate di lana ben 950 tonnellate di petrolio, pari a 6.350 barili – ha spiegato Rossetti -. Petrolio che e’ poi direttamente processabile in raffineria’‘.

Il kit progettato per un’imbarcazione da 50 metri e pronto per diventare un prototipo, prevede un serbatoio di un milione di litri, una stiva per 10 mila chili di lana sucida e una seconda stiva per la lana esausta. Costerebbe un milione di euro, spesa recuperabile con 10 ore di lavoro, ha illustrato Ploner.

Ora aspettiamo un partner che ci aiuti a mettere a regime il progetto a livello industriale – ha concluso Donzelli – perche’, anche se nato per motivi ecologici, il sistema è vantaggioso anche a livello economico. Dovrebbe essere in dotazione su qualsiasi nave.

Salvaguardia ambientale, recupero di risorse (oggi scarti) e sviluppo economico e occupazionale: non è forse questa la quadra della green economy?

Un commento su “Scarti di lana per bonificare le acque inquinate dal petrolio

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