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Saluggia rischia di gestire l’80% delle scorie italiane

L’Italia, è vero, non ha centrali nucleari funzionanti. Basta questo per scongiurare il pericolo di eventuali contaminazioni radioattive? Non esattamente, perché in Piemonte c’è una delle più grosse discariche di scorie nucleari, perennemente a rischi.

A Saluggia, nella campagna Vercellese, si trova il primo reattore nucleare italiano, costruito nel 1979. Con la chiusura dell’attività nell’84, il centro venne riciclato come deposito di scorie nucleari. Al momento ne vengono conservate 30 tonnellate.

La gestione attuale delle operazioni è in mano alla Sogin, società pubblica incaricata del controllo che assicura, a dispetto delle notizie a più riprese trapelate di fuoriuscite dalle piscine dove sono conservate le barre radioattive, di aver «garantito il mantenimento in sicurezza delle strutture e degli impianti a tutela della popolazione e dell’ambiente».

L’ex commissario di Sogin, il generale Carlo Jean, tempo fa ha autorizzato la costruzione di un nuovo deposito. Cosa per niente vista di buon occhio da Saluggia e dai comuni limitrofi che temono di diventare la discarica di tutti le scorie nazionali.

Così nel giro di pochi giorni sono state raccolte 1000 firme per una petizione destinata alla politica di ogni livello, dal sindaco del comune Marco Pasteris al presidente della Provincia Carlo Riva Vercellotti, dal presidente della Regione Roberto Cota a quello del Consiglio Berlusconi, fino alla Commissione europea.

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