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Quelle tasse che non si vedono e nessuno mai abolirà

 di Maurizio Caprino

Ci sono tasse e tasse. Le prime sono quelle che si vedono, di cui si discute tanto: in questi giorni in cui occorre rastrellare soldi per far fronte alla crisi finanziaria oppure in campagna elettorale quando qualcuno sbandiera di volerle abolire. E poi ci sono le tasse che non si vedono: tributi a tutti gli effetti, ma che la gente nemmeno si accorge di pagare perché sono incorporate in altri esborsi.

Non mi riferisco tanto a quelle sui combustibili o all’Iva (più o meno tutti si rendono conto del loro peso), quanto a quelle sulle pratiche burocratiche. Il caso classico è quello dei passaggi di proprietà e delle perdite di possesso.

Lo spunto viene da un post al vetriolo scritto da Pino Bruno, collega della Rai titolare di un bel blog.

In sostanza, Pino lamenta di aver pagato tanto per una pratica dal sapore medievale: la perdita di possesso in caso di furto, che in fondo potrebbe essere annotata in automatico. Basterebbe che l’ufficio di polizia trasmettesse al Pra la denuncia. Come fa lo stesso ufficio con la Motorizzazione per avviare la ristampa delle patenti rubate o smarrite.

O come – più o meno – fanno i demolitori quando la perdita di possesso avviene per rottamazione. Semplice, no? Si può obiettare che la perdita di possesso è un atto a discrezione dell’interessato. Per esempio, chi confida di ritrovare il veicolo fa bene a rinviarla finché non si mette l’anima in pace: se la facesse annotare subito, rischierebbe di dover poi registrare il successivo ritrovamento, perdendo altri soldi e tempo.

Ma si può trovare un compromesso:….

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