Di San Marino si parla spesso come crocevia di imbrogli che favoriscono gli italiani più spregiudicati (a volte si può anche togliere la s iniziale). Si parla soprattutto di imbrogli fiscali (comprese le frodi Iva sulle auto), ma ormai in questi discorsi fa capolino anche la questione degli italiani che girano con vetture – preferibilmente di lusso – targate San Marino per sfuggire non solo al fisco, ma anche alle multe. Sì, alle multe.
Perché San Marino ha tanti accordi di cooperazione con le autorità italiane, ma ciò non garantisce che i nostri corpi di polizia riescano a incassare quanto richiesto ai proprietari di veicoli che risultano risiedere sul Titano. Anzi.
Le ultime statistiche sono apparse sul Resto del Carlino (grazie a Francesco Matera per la segnalazione), raccontate da uno sconsolato Vasco Talenti, comandante della Polizia municipale di Rimini: nel solo capoluogo romagnolo, dal 1° gennaio 2009, si sono incassati da soggetti sammarinesi solo 132mila euro (spesso relativi a verbali di anni precedenti), mentre altri 1.856.000 euro restano insoluti.
In totale, nel periodo in esame le multe che riguardano veicoli con targa di San Marino sono state 24mila, circa il 10% di quelle comminate dai vigili riminesi. Considerando che non pochi tra quei veicoli sono in realtà guidati da italiani, il dato di un verbale su dieci è persino confortante.
E’ evidente che manca la conoscenza dei trattati internazionali. La “facilitazione” che viene contestata alle targe sammarinesi è valida anche per tutti gli stati della comunità europea, cioè se ho una targa tedesca, austriaca o altro non sono perseguibile se non pago la multa.
Questo è maggiormente valido per i paesi extracomunità europea che si rifanno alla trasmissione degli atti basandosi sulla convenzione dell’aja del 1965.
Ora se gli organi competenti si attengono a queste modalità ed ai tempi relativi le multe sono esigibili altrimenti NO! San Marino, nonostante quanto si pensi, è uno stato indipendente come germania, spagna o svezia per cui non può essere trattato come un comune italiano e,se i sistemi esattivi non conoscono le procedure non è certo colpa dei sammarinesi
Davvero interessante e, soprattutto, sconcertante.
Nei quattro anni che ho vissuto, per compiere gli studi universitari, a Urbino, in quella zona tra Marche e Romagna feconda di piccole industrie soprattutto nel campo mobiliere e tessile e vicina a San Marino, venni a conoscenza, diretta e indiretta, di più professionisti e titolari si aziende che avevano la residenza fiscale nella piccola Repubblica e usavano automobili lì immatricolate, dunque straniere.
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Immagino che la stessa cosa sarà per le automobili immatricolate nello Stato del Vaticano, assai diffuse a Roma.
Al di là delle targhe SCV (Stato della Città del Vaticano: declinate in due gerarchie contraddistinte dal colore della sigla e destinate al Papa e agli alti prelati), ci sono tantissime targhe CV (Città del Vaticano) in uso anche a dipendenti di quello che è il più piccolo Stato della Terra e che, però, vivono fuori da quelle mura, ovvero a Roma.
Fiscalmente usufruiscono delle agevolazioni riservate ai cittadini del Vaticano (oltre a poter acquistare lì qualsiasi genere di prodotto, usufruendo degli economici negozi all’interno del piccolo Stato e, soprattutto, del distributore di carburante al suo interno che eroga benzina e gasolio a prezzi ridicoli paragonati a quelli italiani) e circolano con automobili legalmente immatricolate all’estero.
Mi chiedo se anche la Polizia Roma Capitale vanterà crediti da multe mai pagate elevate a targhe CV oppure se, magari, si eviterà di multarle perché non ne vale neppur la pena…