un interessante articolo di Luca Foltran che leggo su Il Fatto Alimentare
Resta il fatto che non vedo giustizia nella sentenza in quanto trovo sia difficile risarcire il rischio (o certezza?) di problemi di salute collegati all’utilizzo di acqua contenente arsenico.
Fermo restando che è giusto un risarcimento, è ironico il fatto che i Ministeri sbaglino e vengano condannati a risarcire con soldi nostri ovvero alla fine sono i cittadini a pagare per le manchevolezze dei Ministri. Cornuti & Mazziati, al solito.
Così come si parla di responsabilità civile dei giudici, sarebbe divertente vedere cosa succederebbe se fossero i Ministri in carica al momento del fatto a dover risarcire per la loro incapacità.
Vero è che già spesso fanno poco (e male) se poi ci fosse il rischio di risarcimento questi lascerebbero il Paese nell’immobilità… si potrebbe però prevedere l’ineggibilità per i politici che causano danni alla collettività, perchè non è neanche giusto cambiare semplicemente poltrona ed andare avanti a fare danni (peraltro ben pagati…)
P.S. Leggevo che lo stipendio di un Ministro si aggira sui 15.000 € al mese. La Prestigiacomo è stata in carica per circa 3 anni e Fazio per un paio; ritengo che sia nelle possibilità dei due ministri, pagare solo 200.000 € di multa. 😉
°°°
scrive Luca Foltran:
Con una sentenza che farà molto discutere, il Tar del Lazio ha condannato i ministeri di Ambiente e Salute al risarcimento dei cittadini di molti comuni costretti a utilizzare acqua contenente arsenico oltre i limiti previsti dalla Legge.
I comuni italiani interessati si trovano in Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia e Umbria e il risarcimento ammonta a circa 100 euro per cittadino (per un totale di circa 200.000 euro)
È una decisione importante, perché indica che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per potenziale danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute per i consumatori.
Nella sentenza si può leggere infatti:
Il fatto illecito costituito dall’esposizione degli utenti del servizio idrico ad un fattore di rischio (l’arsenico disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall’Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l’aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l’alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario.
È stato accertato che l’acqua distribuita in circa 130 comuni (di cui oltre 90 nel solo Lazio) conteneva una percentuale di arsenico superiore ai limiti di legge. Il Tar, sottolineando la pericolosità per la salute umana dell’arsenico anche se in quantità limitate, ha affermato che l’acqua fornita ai cittadini deve essere salubre e per questo individua responsabilità ai massimi livelli.
Questo è solo l’ultimo atto di una vicenda che va avanti da tempo: già nell’aprile 2011 da Bruxelles erano partite inchieste per accertate come mai, a 11 anni dal primo allarme, l’Italia fosse ancora in netto ritardo sulle misure da prendere a tutela della salute pubblica.
Il Codacons sta promuovendo anche una nuova azione giudiziaria collettiva, chiedendo il risarcimento di 1500 euro per ogni abitante e una riduzione della tariffa idrica.
Per aderire: http://www.codacons.it.
Per saperne di più, c’è un breve e-book, sempre a cura del Codacons: Arsenico dal rubinetto: tutta la verità!
Articoli correlati QUI
Pingback: Acqua all’arsenico: 100 Comuni sono ancora fuorilegge « Paoblog