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I finti sacchetti ecologici della spesa non si degradano

quello che leggo in questo breve articolo di Valeria Nardi (per il Fatto Alimentare) non mi stupisce per niente; d’altro canto siamo in un paese (la “p” minuscola è intenzionale) che si basa sul fatto che Fatta la legge trovato l’inganno e più riesci a fregare norme e leggi e più sei furbo.

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I sacchetti in polietilene addittivato non si possono definire biodegradabili.

A sostenerlo è Assobioplasticheche ha commissionato una serie di analisi approfondite a Chelab, laboratorio italiano che effettua test di biodegradabilità degli imballaggi.

I risultati, pubblicati in agosto hanno evidenziato una netta differenza tra le due tipologie di sacchi monouso diffusi in commercio.

Quelli ottenuti da: amido mais, patate, poliestere, ecc… distinguibili dagli altri perché riportano sulla superficie il marchio EN 13432, sono gli unici conformi alla legge approvata nel marzo di quest’anno in quanto risultano completamente biodegradabili e compostabili.

Le altre borse di plastica ottenute da polietilene additivato dopo 12 mesi infatti si sono decomposte solo per il 10%. Le buste biodegradabili invece dopo 6 mesi risultano per il 90% già degradate.

Si è ancora lontani dalla reale applicazione della legge 28 del 24 marzo 2012 che doveva bandire una volta per tutte i vecchi sacchetti di plastica a beneficio dell’ambiente.

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