un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare
Quando ho visto il cartellino a fianco di un vassoio di tartufi bianchi che indicava 9.000,00 euro/kg ho avuto un momento di smarrimento.
Certo mi trovavo da Peck, il negozio considerato il tempio della gastronomia milanese, dove la carne di manzo supera i 50 euro/kg , i piatti pronti arrivano a 70 e i prelibati formaggi svettano, ma quel cartellino mi ha colpito.
Mai mi era capitato di trovare un importo così elevato riportato su un piccolo cartoncino bianco.
Per capire di cosa stiamo parlando basta collegarsi alla borsa del tartufo di Alba Bra in Piemonte, per scoprire che le quotazioni stagionali oscillano intorno a 450 euro l’etto ( la metà rispetto al listino di Peck).
Per evitare facili strumentazioni va detto che per condire un risotto ne basta davvero poco di Tuber Magnatum Pico (tartufo molto pregiato, molto ricercato e anche molto pagato). Ma anche volendo considerare solo un grammo del pregiato prodotto, alla fine il conto viene a costare quanto una margherita e una birra in pizzeria. Il paragone può risultare sconveniente e forse troppo popolare, ma se non avessi fatto la fotografia non sarei certo qui a raccontare questa assurda storia gastronomica.