in sintesi un articolo che leggo su SicurAuto che conferma quanto immaginavo
A Torino, nelle due settimane d’esordio di ottobre, primo mese delicato per lo smog (come altrove, specie al Nord Italia), le concentrazioni di polveri sottili sono state nei limiti o poco sopra: il numero di sforamenti della fatidica soglia di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10 sono due.
Ma adesso facciamo un balzo in avanto, ed eccoci al 15 di ottobre, la data in cui di solito si avviano le caldaie: d’improvviso, i livelli d’inquinamento sono cresciuti. A Torino, non si respira più, tutto d’un tratto.
Volendo semplificare al massimo, si potrebbe arrivare alla conclusione che le auto, il cosiddetto traffico veicolare privato, c’entrano poco col Pm10. È infatti sufficiente che entrino in gioco le caldaie perché la situazione cambi radicalmente: la città viene sommersa di polveri sottili, destinate a depositarsi nei polmoni degli abitanti.
Uno studio piuttosto rigoroso dell’Università di Vienna, comunque, rivela che sul totale delle Pm10 emesse nell’atmosfera in una grande città, solo il 26% proviene dal traffico veicolare, inteso come auto+veicoli commerciali e industriali.
Ma in questo 26%, c’è nascosta anche la parte relativa alle polveri di gomma generate dall’attrito degli pneumatici sull’asfalto, che si riduce ben poco abbassando i limiti di velocità.
L’ingegner Enrico De Vita, noto giornalista del settore auto, esperto di tecnica, ha ricordato che a Milano nel 1978 venne misurata una quantità media di polveri sottili di ben 178 mg/m3.
Oggi il valore medio misurato è meno di 50 mg/m3. Ma in quegli anni le vetture diesel quasi non esistevano: le cause principali erano i riscaldamenti a carbone, a gasolio e i vicini insediamenti industriali, oggi pressoché scomparsi.
Da recenti studi condotti dall’Agenzia comunale mobilità e ambiente di Milano è emerso che la percentuale più importante (71%) delle polveri sottili dovute al traffico veicolare, oggi è prodotta dal materiale di attrito dei freni e dall’usura degli pneumatici (mezzi pubblici compresi), mentre solo il 29% deriva dalle emissioni degli scarichi.
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