Non è vero che in Europa l’Italia non venga presa a modello per le sue buone pratiche in materia ambientale.
Nell’avvio a rigenerazione degli oli usati abbiamo invece un prestigioso record, poiché si tratta di rifiuti pericolosi che possono inquinare l’ambiente in maniera grave.
Bastano 4 kg di questi lubrificanti, il cambio di un’automobile, a inquinare una superficie d’acqua grande come un campo da calcio. Eppure, secondo i dati elaborati da Nomisma, il nostro Paese può stare sicuro da questo punto di vista.
Qui si avvia a rigenerazione circa il 90% dell’olio raccolto. Nessuno in tutto il continente fa meglio di noi: anzi, la distanza con gli standard italiani è siderale.
Lo dimostra questa infografica tratta dalla rivista Equilibri, house organ* del COOU, il consorzio obbligatorio degli oli usati.
(* #dilloinitaliano: periodico o rivista o bollettino aziendale)
È necessario accostare ad esse un altro dato importante: la quota di oli usati raccolta in Italia. Se fosse bassa, la buona performance nella rigenerazione perderebbe il suo significato.
Ma anche in questo caso il Paese vanta un primato invidiabile: il 98% del raccoglibile viene infatti prelevato dalla rete del COOU (circa 170 mila tonnellate), e il 91% (nel 2014) di questa quantità è avviato a rigenerazione.
Fonte: L’Italia leader europeo nel riciclo degli oli usati | Rinnovabili