
Trama: Luglio 1936: l’Abissinia è ormai conquistata e Mussolini ha proclamato l’impero. In una Massaua crocevia di militari e civili avviati verso il sogno della nuova Africa Orientale Italiana, il maggiore dei carabinieri Aldo Morosini si scopre all’improvviso vulnerabile: ha contratto la malaria ed è ricoverato in ospedale.
Cercando di sconfiggere la malattia, l’investigatore deve anche coordinare a distanza le indagini su una misteriosa morte avvenuta in una villa isolata.
Un ingegnere minerario che viveva da eremita è stato trovato impiccato: delitto o suicidio? Che cosa nascondono gli oscuri dipinti contrabbandati dalla vittima nello Yemen? E quali segreti custodisce la città di Harar, «isola» musulmana nell’ex impero cristiano del Negus, dove visse a lungo il poeta Arthur Rimbaud?
Sia pure indebolito dalla malattia, immobilizzato in ospedale e con l’unico aiuto dei suoi fedeli collaboratori, il maresciallo Eusebio Barbagallo e lo scium-basci Tesfaghì, Morosini riuscirà infine a dissipare le «nebbie» che celano i veri motivi della morte dell’ingegnere.
Opinione personale: E’ il quarto libro che leggo, della serie con il Maggiore Morosini, ed una ragione ci sarà. 😉
Per quanto riguarda il personaggio e l’ambientazione, ti rimando a quanto scritto tempo fa; nello specifico, questo libro mi è piaciuto molto e l’indagine condotta dall’ospedale ha retto sino alla fine, regalandomi una lettura piacevole che ha portato ad un Ottimo (5* su Kobo) nella mia Classifica personale.