
Premessa di Paoblog
Leggevo giorni fa su Focus Storia di come le donne della Resistenza fossero state messe da parte in malo modo dagli stessi compagni di lotta, nonostante il loro apporto alla Resistenza, pari a quello degli uomini.
Ad esempio quando la partigiana Tersili Fenoglio chiese di partecipare alla sfilata torinese del 6 maggio 1945. si sentì rispondere: “Tu non vieni, se no ti pigliamo a calci in culo. La gente non sa cos’hai fatto in mezzo a noi, e noi dobbiamo qualificarci con estrema serietà”.
Parole vergognose nei confronti di donne che hanno combattuto, sono state catturate, torturate ed uccise al pari degli uomini.

“Ma, insomma, se sapessero solo cos’han fatto le donne!”.
A vibrare così è la voce di una delle dodici partigiane piemontesi le cui testimonianze sono state trascritte e raccolte qui da Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina. Erano gli anni settanta del secolo scorso e, nonostante fossero passati decenni dalla fine della guerra, ancora “non si sapeva”.
O meglio, il prevalente “manierismo resistenziale” conveniva, nell’ufficialità degli anniversari, sul “prezioso” contributo delle donne alla lotta di Liberazione, ma non si spingeva ad accreditarne l’indispensabilità.
Concentrata sulle vicende politico-militari, la storiografia continuava a ignorare una parte essenziale dell’accaduto.
Grazie al libro di Bruzzone e Farina, oggi riproposto in una nuova edizione, la soggettività femminile ha invece preso la parola, determinando una svolta nella percezione collettiva della Resistenza.
Si è abbandonata la logica subalterna del puro affiancamento – supporto logistico, ruoli di staffette, vivandiere, infermiere, infine custodi memoriali delle imprese maschili – per restituire piena dignità di azione, lungimiranza, caratura morale e civile a chi aveva esposto la propria giovinezza a ogni rischio, quanto e talora più dei compagni in armi, e nel dopoguerra non aveva preteso medaglie o riconoscimenti.
La Resistenza troppo a lungo taciuta di queste donne, in gran parte di origini proletarie, è stata risarcita solo dal loro tardivo racconto.