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Devadasi, le “spose di Dio”

Ho letto nei giorni scorsi su Vanity Fair un interessante articolo sulle Devadasi ovvero le prostitute sacre, delle quali non sapevo nulla.

Trovo che la condizione nella quale si trovano queste donne sia aberrante, considerando anche che il Governo indiano nel 1982 ha cercato di eliminare questo fenomeno, ma di fatto le ha rese invisibili e nulla più.

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La prima statua che ritrae una devadasi nuda, che danza, risale al 2500 A.C., il che la dice lunga su questa tradizione che forse inizialmente poteva anche avere un suo significato religioso, ma che ai giorni nostri si è tramutata in semplice schiavitù e sfruttamento.

Nel corso degli anni si sono trasformate da danzatrici sacre a prostitute, da creature sacre a schiave del sesso, destinate ai bordelli più infimi.

Talvolta si diventa devadasi anche solo per poter mantenere l’eredità paterna che altrimenti sarebbe perduta, oppure perchè una bambina brutta farebbe fatica a trovare marito o perchè una famiglia troppo povera non riuscirebbe a sostenere le spese per un matrimonio oppure, semplicemente, perchè la madre era una devadasi.

In genere la sorte della donna è decisa dalla famiglia quando la bambina ha solo cinque o sei anni, ma diventerà una devadasi solo dopo il primo ciclo mestruale. A questo punto un parente e/o amico di famiglia completerà l’opera, togliendole la verginità. (!)

Ovviamente ogni popolo ha i suoi usi & costumi e non sono certo qui a criticare nessuno, sebbene il fatto stesso che il Governo abbia cercato di vietare questa pratica la dice lunga, tuttavia è facile capire che gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi che le donne avranno da questa scelta, perlopiù forzata dalla famiglia o dalle necessità. (Vedi ereditare i beni paterni).

Una volta diventata una devadasi, infatti, la donna sarà l’unica ammessa al tempo per la preghiera, potrà bere il primo latte di una bufala che abbia appena partorito ed il bramino toccherà i suoi piedi nelle notti di luna piena, come fosse una dea.

Ma…ma lei dovrà soddisfare lui o qualsiasi altro protettore in tutto e per tutto. La “carriera” di queste donne è assai breve, in quanto la giovinezza passa in fretta ed a 20 anni una ragazza si può trovare senza protettore, ma con 4 figli da mantenere; quando il protettore la scarica, infatti, magari per sposarsi con una ragazza della sua stessa casta o perchè la moglie in carica si stufa della situazione, la devadasi non può avanzare nessuna pretesa, neanche se ha dei figli, in quanto i figli delle serve di Dio, non hanno padre ed ovviamente la situazione diventa veramente drammatica.

Dal 2006 l’associazione Pangea è impegnata, unitamente con la Ong indiana Sanpark, in un progetto quinquennale di reinserimento sociale delle “prostitute sacre” e di altre donne di bassa casta del territorio di Koppal.

Info: www.pangeaonlus.org

Un commento su “Devadasi, le “spose di Dio”

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Questa voce è stata pubblicata il 12 novembre 2008 da in Leggo & Pubblico, Persone & Società con tag , , , .