Come possiamo parlare di sicurezza stradale, di prevenzione, di riduzione di incidenti e di vittime sulle strade, finchè ci sarà in giro gente come il lettore di Quattroruote che oggi scrive: ” …il guaio è proprio questo, le normative, i crash test, possibile che mi si deve imporre per forza la macchina “sicura”, ma se dentro ci sono io sarò padrone di decidere sulla mia sicurezza e quella della mia famiglia? NO, ci devono sempre imporre qualcosa, come se non fossimo in grado di decidere da soli. Se si tratta di sicurezza del pedone va bene, ma che si decida per me non mi sta bene.”
Diamogli retta e facciamoci del male. Come se bastasse poi il libero arbitrio per decidere cosa e bene e cosa è male. Già con le regole che ci sono, ne succedono di tutti i colori, figuriamoci ad agire in anarchia.
Fortunatamente un altro lettore gli ha detto che “Questo è lo stesso ragionamento, del piffero, di chi vorrebbe decidere di poter andare in moto senza casco. E’ un ragionamento del piffero, perchè poi se ti fai male tu i costi del tuo ricovero li pago io, quindi per il bene – anche economico – della collettività la legge ti impone di guidare un’auto sicura e di metterti il casco. Intendiamoci: non ho niente contro la rimozione dal pool genetico dei cromosomi di chi ha in uggia la sicurezza personale, anzi. Ho pero’ grosse remore a far lievitare la spesa nazionale per chi dice “saro’ padrone di decidere se far viaggiare la mia famiglia in un’auto insicura, no?” Poi però quando fanno un incidentino piccolo, vogliono essere curati anche quando è per colpa dell’auto insicura si son fatti male davvero.”
Quest’ultimo ragionamento non fa una grinza, me il problema resta. Troppa gente esterna ragionamenti qualunquistici tipo quello riportato in apertura. Tra l’altro l’auto sicura, non è solo quella che resiste agli urti, ma anche quella che con l’intervento di ESP, ABS, ecc., consente di recuperare da una situazione di emergenza. Quindi se il lettore causa un incidente perchè non è riuscito a gestire uan situazione di questo genere, fa male due volte alla collettività: di fatto causa danni a terzi e poi noi tutti dovremo prenderci carico anche dei suoi problemi. Non è cinismo il mio, ma se uno non tiene alla sua pelle, alla fine sono fatti suoi. Certo, mi piacerebbe sapere il punto di vista dei suoi familiari…
In effetti vivendo in collettività, protezione e sicurezza verso sé stessi sono anche un dovere verso la società. Uno Stato che, per mezzo del Codice della Strada, ci obbliga a rispettare delle regole lo fa sì per proteggere il singolo cittadino da danni che possono provenire da sé stesso o da altri, ma contemporaneamente protegge tutta intera la Comunità che, in differenti e vari modi, finisce per pagare, con disagi nei fatti e nei costi, le conseguenze degli incidenti.
Perciò nessuno può, con serenità o peggio leggerezza, dire che la sicurezza della propria automobile “sono fatti miei”. Questo modo di ragionare, infatti, è esattamente l’opposto dell’affermare libertà: perché non solo è autolesionista, ma soprattutto priva gli altri, la Comunità dentro la quale si vive, della propria libertà. La libertà di non doversi accollare le conseguenze dell’altrui sconsideratezza.