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Illuminazione pubblica “pulita”

Un articolo tratto da: www.nonsolosolare.it

Molte scoperte hanno cambiato il mondo. Forse la più grande scoperta della medicina si ebbe più o meno un secolo fa, quando un medico di un ospedale, decise di lavarsi le mani prima di ogni intervento.

La mortalità ebbe un deciso decremento, eppure si trattava di una misura banale, che viene adottata sistematicamente al giorno d’oggi. Più o meno la stessa cosa avvenne nel campo dell’illuminazione pubblica.

Cento, centocinquanta anni fa, il mondo era un posto peggiore. Camminare per strada dopo il tramonto era un azzardo. Essere derubati era all’ordine del giorno, nei casi peggiori era la vita stessa ad essere a rischio. Anche in questo caso, una misura banale impresse una decisa inversione di tendenza alla situazione.

Si decise di gettare le basi per quella che sarebbe diventata l’illuminazione pubblica, garantendo la luce anche nelle zone meno centrali delle città che fino ad allora rimanevano avvolte nelle tenebre al calar del sole. Risultato pressochè immediato: calo complessivo degli eventi criminosi.
Sembra impossibile ma a così tanti anni di distanza l’illuminazione pubblica riveste ancora un’importanza vitale nella sicurezza dei cittadini.

Il comune lampione pubblico è stato alimentato nel tempo in varie forme: grasso di balena (nel 1750 a Londra ben 5000 unità di illuminazione lo sfruttavano), petrolio, infine energia elettrica.
Certamente ancora oggi gli inconvenienti sono tanti e non è raro vedere lampioni fuori uso per guasti tecnici o atti di vandalismo. Ma anche in questo campo le fonti rinnovabili propongono la loro soluzione, a costi accettabili e con rese elevate.

Un invenzione del 1962, chiamata LED (Light Emitting Diode) fornisce la tecnologia adatta per sostituire le comuni lampadine. Trattasi di dispositivi capaci di sfruttare materiali semiconduttori per la produzione di fotoni.

Per i profani come me, parliamo delle lucine nei telecomani, computer, stereo, tv, ecc…
L’impiego dei LED nell’illuminazione pubblica si potrebbe tradurre da subito in un risparmio ‘provato’ del 60% per pgni unità.

Qualora poi la tecnologia venisse combinata con l’ormai ‘classico’ fotovoltaico, ci troveremmo davanti a unità di illuminazione del tutto indipendenti dalla rete, e perfettamente autosufficienti.
Per mezzo di una comune batteria potrebbero assorbire l’irradiamento solare durante il giorno e sfruttare l’energia prodotto per l’illuminazione durante la notte. Un’incredibile vantaggio sta proprio nel non dover collegare l’impianto alla rete.

Nel tempo, costi proibitivi sono stati sostenuti per portare la corrente in paesi e cittadine, troppo distanti dalla rete elettrica ma contemporaneamente bisognosi dell’illuminazione pubblica.
In molte zone d’Italia il lampione a LED a ricarica fotovoltaica è già una realtà concreta.

2 commenti su “Illuminazione pubblica “pulita”

  1. paoblog
    18 giugno 2009
    Avatar di paoblog

    Trattandosi di un articolo che ho copiato da http://www.nonsolosolare.it, come indicato, va da sè che ho girato all’autore il post del lettore. Alessio mi ha comunicato di aver risposto in merito direttamente sul sul blog. La risposta è disponibile qui: http://www.nonsolosolare.it/2009/06/illuminazione-pubblica-pulita/

  2. Matteo Seraceni
    17 giugno 2009
    Avatar di Matteo Seraceni

    Vorrei proprio sapere da chi è stato provato questo risparmio e soprattutto se il risparmio del 60% comporta una riduzione delle prestazioni dell’impianto oppure no: è ovvio che facendo meno luce si risparmia.
    Consiglio di leggere il mio articolo a riguardo:

    Illuminazione pubblica a LED – 1^ parte


    A presto

    Matteo Seraceni

I commenti sono chiusi.

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Questa voce è stata pubblicata il 17 giugno 2009 da in Ambiente & Ecologia, Tecnologia, Scienza, Web & C. con tag , , , , , .