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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Decreto sicurezza / Sicurezza stradale

Copio tre articoli tratti da http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/ e che ritengo contengano osservazioni e commenti interessanri, circa le nuove norme previste del Decreto sicurezza.

Per quanto mi riguarda, mi permetto un paio di osservazioni. Circa i -8 punti patente per chi impedisce l’attraversamento ai pedoni, mi sembra una sanzione sproporzionata. Capiamoci, quando scendo dall’auto divento automaticamente un pedone e mi arrabbio anch’io per gli automobilisti che ti trattano come un birillo da schivare, però è anche vero che i pedoni devono attraversare sulle strisce, ove presente, non devono scendere di colpo dal marciapiede, spalle al traffico, come se tutti dovessero (o potessero) fermarsi istantaneamente. Senza dimenticare quelli che sono così presi dalla telefonata in corso, da attraversare senza guardare e/o con il rosso. Abbiamo tutti diritti e doveri. Il diritto di attraversare ed ilo dovere di farlo con la dovuta attenzione.

E’ necessario anche ricordare che, causa un tot di automoblisti cretini, spesso fermarsi per far passare un pedone non è così facile. Rischi il tamponamento, perchè molto spesso (troppo) quello che arriva dietro di te è impegnato al telefonino e/o va pure troppo forte. Ne ho viste di auto che si sono fermate alle strisce e sono state tamponate.

Altrettanto spesso, io mi fermo ed il furbone di turno mi sorpassa a destra ed a momenti investe il pedone. Talvolta non mi fermo, perchè capisco che quello dietro di me non lo farà. Meglio un pedone incazzato (con me) che investito (dall’altro).

Ritengo che il pugno duro sia accettabile solo se equo, ovvero reale tolleranza zero per gli automobilisti che usano il cellulare e non i vigili che fingono di non vedere (tranne alcuni) e nel contempo, multe anche ai pedoni.

Ora gli articoli di Maurizio Caprino:

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Rifiuti dal finestrino

In questi giorni, i migliori esperti italiani di sicurezza stradale si stanno accapigliando su una questione da non credere: quando va davvero applicata la maxi-multa “da 500 a 1.000 euro” prevista per chi “insozza le pubbliche strade” dal nuovo articolo 34-bis, introdotto nel Codice della strada con l’approvazione definitiva dell’ennesimo Ddl su ordine pubblico e sicurezza? Eh sì, c’è da sbatterci la testa, nonostante non se ne sentisse il bisogno. Come per tutte le norme fatte solo per avere impatto mediatico, senza ragionarci abbastanza. Il problema è che per casi del genere c’era già una sanzione, quella mite (24 euro) prevista dall’articolo 15, che nessuno ha abrogato e pochi hanno finora applicato (in un Paese sulle cui strade si fa di tutto, chi volete che stia lì a controllare se gettiamo qualcosa dal finestrino?).

Ho sentito in giro anche interpretazioni fantasiose (del tipo “se butta solo un fazzolettino gli faccio la multa più bassa, se getta altro passo a 500 euro”), ma credo siano fuori strada. Come sempre, per non sbagliare occorre leggersi bene le norme. Se lo si fa in questo caso, si capisce che l’articolo 34-bis (quello dei 500-1.000 euro) va applicato a prescindere da ciò che si getta, perché la sua formulazione prevede due precise condizioni:

1. che il getto provochi l’insozzamento della strada (e solo di essa, quindi sono escluse le sue pertinenze, che sono invece considerate nell’articolo 15);

2. che chi lo compie si trovi su un veicolo.

Capite bene che queste condizioni non indicano di per sé atti più gravi rispetto a quelli puniti in modo più mite dall’articolo 15: per esempio, i signori che hanno ridotto la Campania nello stato che tutto il mondo ha visto in tv non hanno certo gettato vecchi mobili o fusti di materiali tossici stando comodamente su un sedile, ma si sono dovuti prendere la briga di scaricarli per poterli abbandonare sul ciglio di una strada di campagna. Inoltre, proprio questo ciglio tecnicamente non fa parte della strada, quindi nisba su tutti i fronti.

In una norma scritta in modo così poco ragionato, non stupisce che pure gli importi delle sanzioni siano giuridicamente sbagliati: generalmente il massimo è il quadruplo del minimo, qui è il doppio. Non vorrei essere nei panni di un prefetto o di un giudice di pace che devono fissare gli importi da far pagare al cittadino che ha fatto un ricorso e lo ha perso: le regole generali di quantificazione della sanzione si fondano sul massimo quadruplo… Meno male che tanto queste multe sono poche.

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Ciclisti in rivolta

Non vi sarà sfuggito (i giornali ci hanno giocato molto) il fatto che col Ddl sicurezza anche i ciclisti e i carrettieri, se hanno la patente e commettono un’infrazione che prevede sia il ritiro, la sospensione o la revoca del documento sia il taglio di punti, subiscono entrambe queste sanzioni (fino a oggi non ne era applicabile alcuna, c’era solo la normale multa). A prima vista, è una cosa sacrosanta, nonostante le levate di scudi delle associazioni ciclistiche: le cronache ci dicono che, da quando la guida in stato di ebbrezza grave è punita con la confisca del veicolo, c’è gente che va a sbronzarsi in bici e poi casca sull’asfalto come una pera cotta.Ma è chiaro che con una bici si possono fare agli altri meno danni che con un’auto o un camion.Forse sarebbe bastato estendere le sanzioni sulla patente ai soli guidatori di motorini e microcar da città, la cui pericolosità per sé e per gli altri è certificata dalle statistiche.

Ma c’è dell’altro: non si è considerato che, se prima si era sempre esclusa l’applicazione delle sanzioni sulla patente ai casi in cui il trasgressore guida un veicolo che non richiede la licenza di guida, era per non creare discriminazioni incostituzionali – a parità di infrazione commessa – tra chi ha la patente e chi no. Ecco perché, nel silenzio delle norme, il ministero dell’Interno aveva sempre scritto circolari in questo senso. Ora c’è una norma che la discriminazione la impone e non è difficile che qualcuno lo faccia presente a un giudice di pace, che investa della cosa la Consulta. Che, a sua volta, probabilmente dichiarerà l’incostituzionalità della norma.

Tutto ciò è ampiamente prevedibile dagli addetti ai lavori, che poi conoscono benissimo il caos che si scatena quando una sentenza dichiara l’incostituzionalità di una norma: bisogna scavare tra i verbali del passato per vedere quali vanno annullati e quali no (queste sentenze sono anche retroattive, ne restano fuori solo quelle che hanno creato rapporti giuridici ormai esauriti). Non mi stupirebbe se, consci di tutto questo, alcuni vigili si girassero dall’altra parte per evitare di fare multe così a rischio.

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Multa oraria

L’idea, in sé, non è sbagliata: visto che gli incidenti notturni sono i più pericolosi, puniamo più pesantemente le infrazioni notturne. Così il Ddl sicurezza ha introdotto l’aumento di un terzo di alcune multe “tipiche” (tra cui quelle per eccesso di velocità, gare, mancata precedenza, mancata distanza di sicurezza, violazione delle regole di comportamento autostradali eccetera) per chi viene beccato tra le 22 e le 7. Contrariamente a quanto hanno scritto i giornali, non è nemmeno un’idea nuova: un meccanismo solo un po’ diverso era stato introdotto due anni fa dal decreto Bianchi (Dl 117/07), anche se non è mai stato applicato (salvo disinvolte interpretazioni di qualche Ente locale sempre in cerca di soldi) perché non è stato ancora istituito il fondo per finanziare gli interventi contro l’incidentalità notturna, cui i proventi della maggiorazione delle multe vanno devoluti. Ma sono molti gli aspetti che ancora non convincono.

La prima curiosità sta nel vedere se questo fondo sarà davvero istituito e quanti problemi creerà la contabilizzazione separata dell’importo-base della multa e della maggiorazione. Poi si dovrà capire se i Comuni useranno davvero i soldi per ridurre gli incidenti notturni: come se gli abusi di questi decenni non avessero insegnato nulla, il Ddl sicurezza ha imposto il versamente della maggiorazione al fondo solo per le infrazioni accertate da organi di vigilanza statali, lasciando quelli locali sostanzialmente liberi di impiegare i soldi in altri scopi, come quelli delle multe normali (che poi – lo sanno tutti – non di rado vanno a dare sollievo ai bilanci e non alla sicurezza stradale). Infine si dovrà sperare che nessuno abbia da ridire sulla costituzionalità di queste nuove sanzioni: punire in modo diverso la stessa infrazione espone al rischio che intervenga la Consulta, creando il caos che vi ho descritto nel post precedente.

Ma non è tutto, perché i problemi applicativi non mancano. Per esempio, che succederà per le infrazioni commesse a cavallo delle dieci di sera e delle sette del mattino? Chi certificherà che l’orologio dell’agente, che ha collocato l’infrazione all’interno della fascia oraria “più cara”, sia davvero preciso? E come si regoleranno i giudici di pace in caso di ricorso? Senza contare le infrazioni riscontrate a posteriori, a seguito di incidente: chi giurerà sull’ora esatta in cui è accaduto il sinistro? Volendo fare i pignoli, si potrebbe pure sollevare il problema del Tutor, che quando misura la velocità media può accertare un’infrazione cominciata in una fascia oraria e finita nell’altra (ma qui credo che il ministero dell’Interno potrà facilmente dare una direttiva con una circolare).

Un commento su “Decreto sicurezza / Sicurezza stradale

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Questa voce è stata pubblicata il 13 luglio 2009 da in Il mondo dell'automobile (e non solo), Sicurezza stradale con tag , , , , , , .