Nota di Pao: La sicurezza stradale rientra da sempre nelle mie priorità, tuttavia sarebbe il caso di essere realisti; un limite a 30 kmh in città, è ingestibile.Vi sono pochissime vie, per quanto ne so, che a Milano hanno il limite a 30 kmh, ma lo si riesce faticosamente a rispettare solo perchè vi sono dossi (anche troppo alti!) a la carreggiata è stata ristretta in maniera esagerata da marciapiedi imponenti, larghissimi, al punto che è sufficiente un ciclista che, giustamente, percorre la strada alla sua velocità, per creare file di auto a passo d’uomo (o di ciclista 😉 ) gettando le basi per un ingorgo. Sempre sperando che non vi sia poi il solito pirla che cerca di passare ad ogni costo creando situazioni pericolose.
A prescindere da ciò vorrei vedere un camion dei VV.FF. transitare in velocità in queste vie; ho i miei dubbi che ci possa passare.
La scorsa settimana sono andato ad Ascona (Svizzera) ed una via aveva il limite dei 20 kmh con controllo radar (non so se poi ci fosse realmente o che…); bè in auto è stato faticoso rispettare un limite così basso. Vero è che è stato più facile farlo lì, con gli automobilisti svizzeri che non mi strombazzavano, ed evitavano di mandarmi affanc’ come succede abitualmente qua, quando guidi nei limiti.
In ogni caso, essendo abituato ad usare il buonsenso, va da sè che il limite può anche essere di 130 kmh, ma se le condizioni del traffico richiedono una velocità più bassa, io mi adeguo, senza che obbligatoriamente qualcuno mi dica devi guidare più piano. Ma sappiamo che nel Belpaese il buonsenso, la civiltà ed il rispetto dell’altro, sono latitanti da anni. Tuttavia sarebbe il caso di educare gli incivili, piuttosto che porre limiti sempre più stretti agli altri complicando non poco la loro guida.
Sebbene il limite di 30 kmh in centro non mi riguardi, visto che quando devo andare in centro parcheggio ai confini e poi mi muovo a piedi, resto dell’idea che sia una cosa ingestibile, interessante forse sulla carta, ma siamo in Italia e già percorrere le strade cittadine a 50 kmh (!) crea spesso situazioni di rischio per chi vorrebbe rispettare il limite. Basti pensare al solo fermarsi al giallo del semaforo, che sia controllato o meno dal T-red.
Ed ogni mattina, transitando in Viale Marche, all’incrocio con semaforo controllato da T-red, mi aumenta il battito cardiaco, causa i deficienti che arrivano in velocità (nonostante il giallo ed il cartello che segnala il T-red) e che minacciano il tamponamento. Beninteso, io del T-red in questione me ne faccio un baffo, il giallo è forse un pò corto, forse, tuttavia ho imparato a regolarmi sul giallo pedonale, che scatta in anticipo. Ma proprio stamani, l’auto davanti a me è stata quasi tamponata da uno scooter che non ha rallentato al giallo, anzi…
E non dimentichiamoci che chi ci obbliga ad andare alla X velocità, poi è lo stesso che sulla sua bella auto di servizio con lampeggiante blu, non rispetta nulla e nessuno.
Vedi il Post (e link inclusi): https://paoblog.wordpress.com/2009/07/15/controllati-e-controllori/
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L’Elogio della lentezza passa dalle pagine dei romanzi alle delibere dei Comuni. Slow traffic . Traffico, lento, dolce, sapiente. Sembra lo slogan di un filosofia new age. È la nuova tendenza irresistibile di tante grandi città italiane. Gli automobilisti che rientrano dalle vacanze si troveranno di fronte a una bella sorpresa: fette di città con il limite di velocità fissato a 30 chilometri orari. In centro, fuori dal centro, nelle aree residenziali, nelle zone a traffico limitato, davanti alle scuole, davanti agli ospedali. C’è un’unica città che resiste come un baluardo: Firenze. Ci hanno provato negli anni ’80: i fiorentini hanno fatto cadere la giunta.
Federalismo stradale. Quello che permette ai Comuni di abbassare con un tratto di penna la velocità da 50 a 30 chilometri l’ora. Non per un ghiribizzo. Per un problema di sicurezza e di tutela delle utenze «deboli»: pedoni, ciclisti, motorini. Ci prova la Capitale. Il limite, come racconta l’assessore al Traffico, Sergio Marchi, riguarderà le vie perpendicolari al Lungotevere, tra corso Rinascimento e corso Vittorio Emanuele, le traverse del Tridente e le trasversali di via del Babuino e via Ripetta. Un limite che riguarderà anche i quartieri della movida dove il tasso alcolico fa premere sull’acceleratore: Testaccio e Trastevere. Detto in altri termini: in mezzo centro storico si dovrà andare a 30 all’ora.«Partiamo dal centro — conclude Marchi — ma intendiamo estendere il limite anche in periferia».
Roma non è l’antesignana. Ab illo tempore , fu Cattolica, la grande pioniera della «rotonda ». A metà degli anni ’90, con più di 200 interventi tra incroci rialzati, zone di accumulo e, appunto, rotonde, eliminò del tutto i semafori e dimezzò gli incidenti stradali. Ma le cosiddette «Zone 30» sono un’eredità straniera. Chambery, in Francia, considerata la città «più amica dei pedoni». Zurigo, in Svizzera, con 122 zone 30. Gratz, in Austria, che ha istituito il limite dei 30 in tutte le città.
E Milano? Torino? Bologna? Verona? Padova? Non stanno con le mani in mano. Le «Zone 30» sono delle vecchie conoscenze. O quantomeno sono allo studio. Prendiamo il capoluogo lombardo. «Zone 30» esistono già come intorno all’Arco della Pace. Ma l’intenzione è quella di andare avanti con quelle che l’assessore della giunta di Letizia Moratti, Edoardo Croci, chiama aree residenziali. «Oltre alle aree completamente pedonali che abbiamo intenzione di allargare nelle zone storiche e dello shopping, oltre alle zone a traffico limitato, stiamo lavorando alle aree residenziali e creare le condizioni per cui chi non ci abita non ci passa». Zone con vocazione residenziale, appunto. Quindi non riguarderà il centro. La sperimentazione potrebbe riguardare tutta l’area limitrofa a quel grande asse commerciale che è Corso Buenos Aires.
Torino ha già dato. Una porzione del quartiere di Santa Rita è rigorosamente «Zona 30». «E ci sono altre circoscrizioni che stanno lavorando per sperimentare la zona a velocità limitata. Un quartiere periferico e uno vicino al centro» spiega l’assessore di Sergio Chiamparino, Maria Grazia Sestero. «Ma facendo precedere la sperimentazione da un lungo confronto con tutti: dai cittadini, ai commercianti». Bologna, invece, potrebbe essere in dirittura d’arrivo. Tra quindici giorni l’assessore Simonetta Saliera incontrerà i quartieri per discutere il Piano Zona 30. «Può darsi che al termine di questo screening si arrivi a stabilire per alcuni punti sensibili e critici per la sicurezza, il limite dei 30 all’ora. Ma non in centro » .
Il Nord-Est è più avanti. «In tutta la zona a traffico limitato del centro storico — attacca il sindaco di Verona, Flavio Tosi — il limite è di 30 chilometri all’ora. Oltre al centro, anche qualche strada interquartiere. Funziona, ha dato buoni risultati e se ci fossero altre richieste estenderemo le zone». Ma Tosi vuole dare un consiglio al sindaco Alemanno: «Oltre ai cartelli, ci metta anche le pattuglie dei vigili con l’Autovelox ». Anche Padova conta esperienze d’antan: «Il centro storico è tutto pedonale — attacca il sindaco di Padova, Flavio Zanonato — e nella Ztl che lo circonda vige il limite dei 30. Abbiamo intenzione di estenderlo ad altri quartieri».
Firenze resiste, resiste, resiste. «Non pensiamo di inserire ulteriori limitazioni alla velocità nel centro storico» spiega l’assessore della giunta Renzi, Massimo Mattei. L’ultima volta ci provò un urbanista tedesco consulente del Comune. Il giorno dopo i giornali fiorentini regalarono un adesivo con scritto: «30 km? No grazie». Dopo poco tempo, cadde la giunta. Meglio non rischiare.
Lilli Garrone – Maurizio Giannattasio
Fonte: www.corriere.it
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Concordo con quanto afferma Pao; soprattutto, per mia esperienza, con le sensazioni di pericolo che si vivono ai semafori a causa della maleducazione di troppi automobilisti che ritengono una furbizia l’abitudine di accelerare con il giallo per “bruciare“ il rosso.
Le stesse situazioni si vivono in prossimità degli attraversamenti pedonali.
Mi riallaccio a quanto Pao descrive riguardo al traffico civile ed educato da egli osservato nella cittadina svizzera di Ascona.
Mio fratello ha vissuto per tre anni a Basilea, probabilmente la città culturalmente e artisticamente più interessante della Svizzera; città dove ordine e creatività riescono a convivere splendidamente.
Sono rimasto colpito, in quella città, dai semafori funzionanti attraverso sensori che rilevano la presenza o meno di automobili in arrivo (oppure di pedoni) e in questo modo gestiscono intelligentemente il funzionamento dei semafori stessi, evitando code e perdite di tempo.
Io non sono pratico di elettronica, non so come funzionino simili semafori, ma credo, da profano, che sarebbe utile sperimentarli anche da noi…