Nota di Pao: Partendo dal presupposto che le leggi ci sono (seppur con sanzioni ridicole rispetto ai guadagni “abusivi”) , ma non vengono applicate, come è stato dimostrato più volte, come fare? Forse come il Prefetto di Modena, se non erro, che lo scorso anno si è dato da fare e sono fioccate rimozioni e multe? Della serie “volere è potere”….
Articoli correlati:
http://www.quattroruote.it/ginevra2009/articolo.cfm?codice=155862
http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2007/08/la-pubblicit-ch.html
In calce il video delle Iene.
°°°
La modella semisvestita occhieggia provocante, sdraiata in un mega-cartellone di 18 metri quadrati piantato in un campo ai lati dell’A7. Pubblicizza una catena di negozi di abbigliamento, ma lì non ci dovrebbe proprio stare. E’ uno dei 233 impianti abusivi che costeggiano i tratti autostradali lombardi e le tangenziali di Milano, nonostante il codice della strada vieti ogni forma di pubblicità in prossimità delle carreggiate per evitare pericolose distrazioni.
Eccolo il simbolo di «cartello selvaggio», un fenomeno in continua espansione, contro cui diffide, multe e rimozioni spesso non bastano perché i guadagni degli impresari che installano i cartelli sono così alti da vanificare il deterrente delle sanzioni. Dietro c’è un business milionario, duro da combattere.
Chi fa pubblicità su quei cartelli – visti ogni giorno da migliaia di persone – paga sino a 15mila euro l’anno e il proprietario del campo ne incassa non più di 1.500. Ora però la società Autostrade per l’Italia, che pure in un anno dice di essere riuscita a far rimuovere 155 cartelli nei tratti lombardi di sua pertinenza (Milano-Piacenza, Milano- Brescia, Milano-Laghi), ha deciso – per porre fine ai mille cavilli e ricorsi che fanno restare i cartelli al loro posto per anni – di chiedere l’intervento dei prefetti, sulla scia di quanto fatto a Bologna, Rimini e Forlì: ordinanze che, per motivi di sicurezza, dispongono l’immediata rimozione dei cartelli abusivi. Eppure, leggendo il codice della strada, l’iter previsto dovrebbe essere facile e rapido.
L’ente proprietario della strada diffida l’autore della violazione e il proprietario del suolo privato: i cartelloni abusivi vanno tolti entro dieci giorni, altrimenti si procede a rimozione coatta addebitando i relativi oneri, cui si aggiungono le sanzioni amministrative da 4.351 euro a 17.400.
Ma le cose non sono poi così semplici, nonostante anche il continuo e instancabile intervento della Polizia stradale. Alla «Milano Serravalle – Milano Tangenziali» spiegano che quest’anno sono state censite, sul tratto lombardo della A7 e sulle tangenziali milanesi, duecento pubblicità abusive di cui il 65% sulle tangenziali.
Quarantasette le diffide notificate, ma le rimozioni spontanee o coatte sono state soltanto una decina perché le imprese pubblicitarie si sono opposte alle diffide con mille cavilli o per altri motivi (per esempio perché gli impianti risultano situati sulla linea di confine tra due proprietà diverse con discolpe incrociate tra i proprietari).
Il codice prevede che in caso di impossibilità di identificare l’autore della violazione la contravvenzione la debba pagare chi utilizza il tabellone. Ora, prendiamo il caso della pubblicità di una grande catena di ipermercati: l’azienda in questione sborsa 10mila euro l’anno. Se anche gli arrivasse la contravvenzione massima, finirebbe per pagarne circa 27 mila in cambio di una pubblicità vista ogni giorno da migliaia di persone. Un bell’affare.
Così le beghe giudiziarie vanno avanti anni, parallelamente al crescere degli introiti degli impresari e al costante pericolo per i conducenti distratti da centinaia di messaggi pubblicitari che intorno alla metropoli diventano una vera giungla.
All’Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali, sostengono di non avere dati disponibili sul fenomeno ma ammettono che il problema esiste e che si sta pensando a costituire un comitato che affronti il problema. La «Milano Serravalle» dice che sono allo studio nuove iniziative in cui si tenterà di coinvolgere le associazioni di categoria, ma auspica «interventi centralizzati e comuni che possano dare un apporto significativo nel contrasto dell’abusivismo ».
Qualcuno si attendeva che nelle recenti modifiche al codice della strada, introdotte in agosto, ci fosse anche una revisione dell’articolo 23 che riguarda la pubblicità. Ma ciò non è avvenuto e ora, per fare finalmente pulizia lungo le autostrade, non restano che i prefetti, con una raffica di ordinanze che potrebbe partire presto da Milano.
Luigi Corvi – http://www.corriere.it
°°°
Pingback: Cartelloni pubblicitari abusivi. Lo scempio del paesaggio « Paoblog