a cura di Francesco
Premesso che Riders è il mensile che trovo più bello tra tutti quelli che leggo…
Premesso che Nico Cereghini è un grandissimo…
Se uno non si fa male seriamente, dovrebbe essere proprio figo trovarsi Cereghini a soccorrerlo dopo un incidente in moto!
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Al navigatore dico no di Nico Cereghini* da Riders di novembre
Anche se non sento la mancanza del vecchio rubinetto della benzina e sono a favore della spia sul cruscotto, resto un amante delle tradizionali cartine geografiche. In moto, in auto, a piedi: viva le carte, abbasso il navigatore satellitare. L¹ho utilizzato qualche volta, ¹sto navigatore, e lo trovo
anche pratico e intuitivo, però continua a non interessarmi.
Preferisco perdermi un paio di volte all’anno, succede e mi incazzo moltissimo; ma non voglio rinunciare al piacere di dispiegare una carta geografica, collocare esattamente me e la mia moto nello spazio, ragionare sul circondario e sui percorsi alternativi al mio e, qualche volta, ricordare i vecchi viaggi nella stessa zona. Davanti a una cartina ti senti un pò come al cinema, le strade, i monti, le storie ti passano davanti. Naturalmente non mi illudo che queste considerazioni appaiano universalmente interessanti. Quanti lettori, davanti a questa pagina, penseranno:
chissenefrega?
E allora cambio rotta e vi scodello un piatto più ghiotto sullo stesso argomento: la sicurezza del navigatore satellitare. La scorsa settimana, in un viale di Milano, vedo da lontano una moto sdraiata in mezzo alla strada, ahi. Auto dei vigili e ambulanza sul marciapiede; mi fermo, offro assistenza al motociclista che fortunatamente sta bene. Aiuto i vigili a sollevare la moto e a parcheggiarla ed è allora che mi si avvicina l’automobilista.
«Colpa mia», mi dice costernato, con accento forestiero e vagamente svizzero.
E mi racconta una delle storie più originali che abbia mai sentito. Arrivava dalla periferia verso il centro, velocità sui 50-60: roba normale, viale dritto e niente semafori, mezzo chilometro libero davanti. Cercava una via, non conosce la città, ascoltava la voce del suo navigatore. E improvvisamente, ammette senza difficoltà, ha svoltato a sinistra con una manovra che, è vero, non andava fatta perché a ben vedere c’è il divieto di svolta e, forse, non ha neanche fatto in tempo ad azionare l’indicatore di direzione.
Insomma: ha girato perché il navigatore gli ha detto «gira!». Ha l’aria sincera e anche un po’ delusa quando conclude così: «Mi sono fidato del navigatore!». Cosa volete dire o fare a uno così? Io sono rimasto senza parole; vi assicuro che era un signore svizzero del tutto rispettabile, era candido come la neve e credeva davvero in quello che diceva.
E, improvvisamente, mi sono reso conto di una terribile realtà. C’è in giro gente che si affida alla tecnologia come un bimbo si affiderebbe alla mamma. Totalmente. E alla tecnologia finisce per attribuire poteri assoluti e miracolosi. Con una carta stradale tra le mani, quel signore si sarebbe fermato prima di entrare in città, avrebbe memorizzato l’itinerario e il nome delle vie e sarebbe stato il protagonista delle proprie scelte: «qui non posso svoltare e allora svolterò appena possibile; adesso guardo nello specchietto, ora metto la freccia, ecco che giro il volante».
E, invece, c’è il navigatore che lavora e a lui non resta che eseguire.
Ecco come vanno le cose: sempre meno esercitata, l¹attenzione si atrofizza e il cervello se ne va in modalità stand by. Com’è comodo affidarsi al navigatore! E poco dopo, senza nemmeno accorgercene, ci troviamo a dipendere dallo stesso navigatore e ad attribuirgli superpoteri.
Lui conosce la mappa del posto, pensa a tutto lui, è un fenomeno. Io mi rilasso e mi dedico ad altro… Ecco, adesso mi dice di girare; allora giro.
«Oh, cazzo! C’è una moto infilata nella mia portiera sinistra, traditore di un navigatore!».
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* Nico Cereghini è il mammasantissima dei giornalisti di moto. Una autorità, una sicurezza. Fa Tv da 24 anni, è motociclista da molti di più (nei favolosi Settanta: sei stagioni da professionista di cui quattro nella velocità classe 500). Guida sempre con due accessori diventati obbligatori per legge: il casco e le luci accese. Il terzo è la prudenza.
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Il Grande “Nico” è da sempre un mito,
da motociclista attempato e automobilista
pigro approvo il suo “Credere con moderazione”,
la tecnologia deve essere al nostro servizio,
friendly…si dice, se non è cosi se ne fa volentieri a
meno. NOn importa se avete cartina o navigatore…
il cervello va acceso prima della macchina o della moto