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Giulio Cavalli: a 100 passi dal Duomo

Ieri su La7, a Niente di personale, ho visto Giulio Cavalli leggere un brano di A 100 passi dal Duomo.

Un brano decisamente calzante, attuale, tanto più ripensando alla recente operazione della Dia nel Sud-Ovest milanese, dove è stata colpita (mai abbastanza) l’ndrangheta che si è radicata da decenni a Milano e nell’hinterland.

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Non scopriamo nulla di nuovo in realtà, sono anni che la cittadinanza e la classe politica gira la testa dall’altra parte. Occhio non vede, cuore non duole. E così facendo abbiamo permesso che il cancro mafioso disperdesse le sue cellule nel nostro territorio, radicandosi, corrompendo, guastando ed uccidendo.

Parafrasando Nanni Moretti ed il tormentone di Striscia, Le parole sono importanti, ed ecco che dire le cose come stanno, raccontarle, farsi sentire da una platea sempre più ampia, meno indifferente, è importante come arrestare questi delinquenti.

La parola scritta è importante, come ben sa ad esempio Davide Bortone di Giornalelibero, che in questi giorni ha affrontato a muso duro il problema delle cosche calabresi nell’hinterland milanese, ma spesso lo scritto si scontra con la superficialità di molti lettori e, peggio ancora, con una pigrizia intelllettuale che fa solo danni. Si legge se si ha l’intenzione di farlo.

Ma esiste la parola ascoltata, come quella dei video di Giulio Cavalli che trovate in calce. Il racconto, la voce, puoi ascoltarlo distrattamente, magari, poi cogli la parola, la frase che ti colpisce, perchè parla anche di te, della tua zona, dei tuoi atteggiamenti ed allora dal semplice sentire cominci ad ascoltare e, spero, a capire.

Tutti parliamo di Roberto Saviano, delle minacce ricevute, ma esistono anche altri che vivono con la scorta per le loro parole, così come Giulio Cavalli o Giovanni Tizian.

Ed il fatto stesso che le parole siano sentite de questi criminali come una minaccia più forte delle indagini delle Forze dell’Ordine, la dice lunga.

Dovrebbe farci capire il potere che abbiamo in mano.