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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Un libro: Le campane di Bicêtre

di Georges Simenon

Adelphi, 2009, 261 pag. – Traduzione di  Guarino L. Frausin

Trama: Quando comincia a riprendere conoscenza in una delle uniche due camere singole dell’ospedale di Bicêtre, Rene Maugras, direttore del principale quotidiano parigino, di quanto è avvenuto la sera precedente ricorda poco o nulla: sa che era a cena, come ogni primo martedì del mese, nella saletta privata del Grand Véfour (uno dei più antichi ristoranti della capitale, e anche uno dei più esclusivi) con un gruppo di amici i quali, come lui, possono considerarsi a giusto titolo, ciascuno nel proprio campo, dei personaggi molto, molto importanti ­ degli uomini arrivati, come si dice. A un certo punto era andato alla toilette, e lì (come scoprirà più tardi) lo avevano trovato, privo di sensi, un quarto d’ora dopo. Sa quindi di essere vivo, e dai luminari convocati al suo capezzale si sente dire che guarirà, che ricomincerà a muovere il braccio destro, che potrà di nuovo parlare. Ma Rene Maugras sa anche un’altra cosa: che non gli importa. A poco a poco, attraverso il groviglio di pensieri gli affollano la mente, si fa strada una domanda: «A che scopo?». A che scopo essere diventato un personaggio importante, a che scopo essersi dato tanto da fare ­ a che scopo vivere, in definitiva? Mentre tutti si chiedono che cosa gli passi per la testa, Maugras, con la lucidità di una solitudine interiore spogliata da ogni maschera, fa un bilancio impietoso della propria esistenza, interrogandosi sul senso di quanto hanno fatto lui e quelli come lui per per diventare ciò che sono.

Letto da:  Francesco

Opinione: Scritto nel 1963, non a caso questo romanzo è stato uno dei più cari allo stesso prolifico autore: qui, infatti, si tocca un punto altissimo a livello letterario quanto nella intensità di contenuti.

Non sembra nemmeno scritto quasi mezzo secolo fa per la modernità di scrittura e riflessione.
Qui la capacità introspettiva di Simenon nel tracciare profili caratteriali tocca un vertice altissimo e profondissimo: la narrazione stessa è tutta basata su questa intimità di riflessioni. Sono pagine di lucida, profonda, introspettiva e quasi impietosa analisi che non deludono, non stancano. Anzi: qui entra in gioco l’abilità narrativa del Simenon maestro di gialli e polizieschi; infatti, un romanzo così interamente basato sull’introspezione riesce a essere contemporaneamente avvincente, forte nei toni, ricco di colpi di scena, vivace nella descrizione dei personaggi e capace di appassionare e incollare alla lettura fino in fondo.

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Questa voce è stata pubblicata il 28 dicembre 2009 da in L'angolo dei libri - Le nostre segnalazioni con tag , , , , , , , .