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Il tempo che ti piace buttare, non è buttato. (J. Lennon)

Moto, vestiti e sangue

Lei ha i jeans strappati. Anche le perline del ricamo sono macchiate di sangue. E il piede destro ha perso la calzatura marchiata D&G, sicché si vede il calzino bianco imbrattato di rosso. Pure lui ha i denim lacerati. Sotto i brandelli di tela si scorgono delle ferite. Ma entrambe le scarpe gli sono rimaste addosso, come il giubbotto da centauro che ha gli stessi colori della motocicletta, bianco, argento e blu.

Eccoli Chiara Filippin e Omar Artuso, nell’istante fatale in cui la due ruote sulla quale viaggiavano a velocità sostenuta, la sera del 12 luglio 2009 a Vedelago, si scontrò con l’auto di un cinese sbucato da una laterale senza dare la precedenza.

Ma questa non è una fotografia della polizia stradale, buona al massimo a finire dimenticata in qualche fascicolo della procura. No: questo, che il prossimo 26 febbraio sarà inaugurato davanti ad una scuola di Fonte, è un monumento-choc contro le stragi della strada. Un’installazione in cui la quasi normalità dei rottami di un veicolo si carica dell’assoluto turbamento provocato dalla presenza di due manichini, vestiti con gli abiti squarciati ed insanguinati effettivamente indossati dai due fidanzati di San Zenone degli Ezzelini, la domenica in cui la 23enne ed il 24enne morirono di ritorno da una gita al mare.

Il pranzo tutti insieme a Caorle, per festeggiare il diploma da geometra conseguito quella stessa settimana da Chiara, il secondo dopo la licenza linguistica. Una scelta anche d’affetto per papà Italo, affermato architetto ad Onè. Poi il pomeriggio in spiaggia, i parenti a ponente e la giovane coppia a levante, in un delicato gesto d’intimità. Quindi il ritorno a casa: gli altri in macchina e loro in moto, «con il casco ed il giubbotto da motociclista», come ricordano i familiari dei due ragazzi nel pannello che narra gli antefatti e spiega le finalità del simulacro, tre metri per due e cinquantacinque di dolore e coraggio.

Perché ci deve volere davvero una grande forza d’animo, per superare lo strazio della sofferenza, e farsi dissequestrare i rottami di una Yamaha semidistrutta, e farsi restituire degli indumenti impregnati di morte. E poi ricomporle, quelle lamiere e quelle stoffe, su una pedana di legno che ricostruisce la tremenda scena di un duplice incidente mortale.

Continua la lettura qui > http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/11-febbraio-2010/moto-vestiti-sangue-monumento-choc-scuola-corpi-fidanzati-morti-1602443758003.shtml

3 commenti su “Moto, vestiti e sangue

  1. paoblog
    22 febbraio 2010
    Avatar di paoblog

    Provi a contattare l’Ass. Vittime della Strada… Il link lo si trova a lato…

  2. rossetti mariapia
    21 febbraio 2010
    Avatar di rossetti mariapia

    mi piacerebbe partecipare all’inaugurazione a Fonte Io verrei da Milano vorrei sapere l’ora della
    inaugurazione.Grazie.

  3. Francesco
    11 febbraio 2010
    Avatar di Francesco

    Una iniziativa di sensibilità profondissima e intensa, quasi delicata e drammaticamente forte assieme, che forse solo dal dolore più immenso, insopportabile e senza fine poteva prendere forma.
    Vedo molto molto coraggio, in questi genitori: molto coraggio e anche grande voglia di ricordare in modo diverso i propri figli, lasciando che continuino a vivere non solo dentro di essi stessi, ma in ognuno di noi, come un segno vivo di crescita, come dei maestri eterni capaci di trasmettere, positivamente, la propria drammatica e fatale esperienza.

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