di Roan Johnson
Einaudi, 2010 – Pagg. 166 – € 16,50
Ironica, ruvida, sincera: è la voce di Lorenzo Baldacci, arrivato a Roma per svoltare e incagliato invece in una folla di personaggi esilaranti. E in Samia, la ragazza che attira gli sguardi di tutti, e per tutti resta un inaccessibile mistero. Quella che risplende per una breve, fulminea stagione. Con sguardo aspro e comico, di giovanissimo provinciale toscano approdato nella capitale, Lorenzo Baldacci racconta una Roma marginale, vitalissima e mai così vera. Pony-pizza, badanti, professori in pensione, professori sfruttati, truffe, subaffitti, periferie e campi rom.
Letto da Francesco
Opinione: Opera prima di un 35enne sceneggiatore cinematografico pisano, di madre materana e padre londinese, da 10 anni trasferitosi a Roma, questo breve romanzo si legge con facilità e piacere. Soprattutto, nel leggere le vicende di Baldacci e della colorata fauna umana che ne circonda il suo vivere nella periferia della Capitale dove si è trasferito dal piccolo paese dell’Alta Toscana ritroviamo molto di Pier Paolo Pasolini e di John Fante, ma anche il neorealismo italiano del Secondo Dopoguerra e certe atmosfere care a Federico Fellini. Il tutto, però, interpretato in chiave più leggera, scanzonata, a tratti comica o grottesca e, soprattutto, attualizzata.
Ma è anche, e forse soprattutto, una storia d’amore vissuta da ragazzi veri, condita dai problemi che realmente la vita mette sul piatto e che, alla fine, non si risolve attraverso sdolcinate romanticherie da favola a lieto fine proprie delle atmosfere superficiali di altri attuali cantori di Roma, adolescenti e amore. Vicende amorose, dunque, quasi ruvide, sincere, dirette e scanzonate ma profonde e colme di riflessione al tempo stesso: come nel miglior percorso di un romanzo di formazione.
Molto interessante la coralità di gruppo che si muove attorno al protagonista Lorenzo Baldacci; forse la descrizione, sia fisica quanto caratteriale e intima, dei tanti interessanti personaggi avrebbe meritato maggiore attenzione e approfondimento.
Ma come tutte le situazioni, ciò può costituire un limite come un merito: infatti la scelta, probabilmente non casuale, di non scendere molto in profondità nel delineare i personaggi si sposa perfettamente con la leggerezza dello stile narrativo e, soprattutto, lascia molto più spazio all’immaginazione di chi legge, regalando ampio e aperto respiro a questo romanzo e ai suoi protagonisti che continuano a vivere dentro il lettore anche dopo l’ultima pagina.
Sono d’accordo con te: un’ottima opera prima frutto anche di una grande capacità di osservazione. Scrittura brilante, dialoghi credibili e lingue genuine. Baldacci è un personaggio semplice, ingenuo, umano, ti porta a stare comunque dalla sua parte. Bellissima la riflessione sulle dinamiche del traffico romano: “Se rallenti diventi un elemento estraneo, gli altri non ti inquadrano più nel loro sistema”.