E’ risaputo che io non sono credente, per cui il mio approccio verso il tema Religione & Chiesa risente forse del mio non credere; sempre più spesso, pur restando sulle mie posizioni, mi trovo d’accordo con l’impostazione data dalla Chiesa Valdese sulla Fede, la religione ed il modo di approcciare il singolo credente.
Da divorziato e quindi da condannato da parte della Chiesa, mi metto nei panni del credente che ha divorziato e che viene trattato, perlomeno in teoria, come un appestato, e trovo che chi predica l’amore ed il perdono, non possa essere poi così intransigente con una persona che ha divorziato, arrivando a negargli la comunione, ad esempio.
Su questo punto specifico cito le parole di Renato Maiocchi, tratte da Riforma del 19 giugno 2009:
Mentre il cardinale Martini, con coraggio e lungimiranza, lancia la proposta di un Concilio che riveda l’atteggiamento della sua Chiesa verso i divorziati, l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, bolla con parole di fuoco («Quello spot incita al peccato, esalta la poligamia!») una pubblicità televisiva in cui un uomo fa da autista a turno a un discreto numero di figli, che però sono il risultato di due successivi matrimoni.
A parte l’equiparazione ingiuriosa dei divorziati e risposati ai poligami, mi ha sempre colpito la condanna senza appello di questi «peccatori» e mi rimane la domanda: perché si escludono dall’eucarestia i divorziati e non, per esempio, i mafiosi o gli usurai o i dittatori con le mani sporche di sangue? Che cosa rende questo «peccato» imperdonabile?
La versione integrale la trovi qui: http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index_vangelo.php?id=940
Spesso non si riesce a scindere la Fede dalla Chiesa, ma credo che la Fede ed il modo di viverla sia un fatto privato e, meglio ancora, come dice Maria Bonafede*: …la Chiesa Valdese è diversa (dalla Chiesa cattolica) nell’organizzazione: non esiste il “clero” che dice quello che devi pensare: i credenti rispondono in prima persona a Dio ed alla loro coscienza.
* Pastore e e moderatora della Tavola Valdese; dal 2005 guida l’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi.
Spesso parlando con altre persone mi capita di percepire una totale ignoranza circa la Chiesa Valdese, ragion per cui, anche considerando che conosco molti cattolici che non si riconoscono nella Chiesa cattolica e nele sue parole ed azioni, credo possa essere interessante capire meglio i Valdesi, attraverso le parole pubblicate sul loro sito.
Pubblico una sintesi, ma il materiale informativo lo si trova qui > www.chiesavaldese.org
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Metodisti e Valdesi sono cristiani che appartengono alla famiglia delle chiese evangeliche o protestanti.
I valdesi sono presenti in Italia sin dal Medioevo, solo a metà del XIX secolo hanno ottenuto un editto di tolleranza, solo da quel momento hanno potuto esprimere la loro fede senza incorrere in repressioni, diffondendosi in l’Italia con un’opera di proselitismo e in Sud America (zona del Rio de la Plata) con l’emigrazione.
I metodisti, chiesa sorta in Inghilterra nel XVIII secolo, sono presenti in Italia dalla metà dell’Ottocento. Nel dopoguerra le due chiese hanno intensificato la collaborazione, giungendo nel 1979 ad un Patto di Integrazione che le unisce in un’unica comunità confessionale di cui è espressione il sinodo annuale.
Le chiese valdesi e metodiste lavorano in stretta collaborazione con altre chiese evangeliche in Italia nel quadro della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Mantengono relazioni molto strette con le chiese protestanti nel mondo partecipando al Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC).
Altri elementi caratteristici della vita ecclesiale della Comunità valdese: la mancanza di immagini nelle chiese, il matrimonio dei pastori, la comunione con il pane ed il vino, il rifiuto delle reliquie derivano tutti dalle premesse dette sopra.
Da questi principi teorici, dottrinali deriva anche una visione particolare della Chiesa. La comunità cristiana vista come incontro e comunione dei credenti più che come organizzazione strutturata gerarchicamente ha una impostazione di vita che risponde ad una sensibilità di tipo democratico e non clericale.
A differenza delle chiese di tipo cattolico, i valdesi non raccolgono il principio della successione episcopale secondo cui la presenza di Cristo è garantita dalla successione dei vescovi; essi affermano che tra Cristo e la Chiesa (= comunità di credenti) non ci sono forme di autorità intermedia; il popolo dei credenti è chiamato a vivere la sua fede avendo la certezza che il Signore lo guida mediante il suo Spirito.
Di conseguenza la chiesa non ha da dare direttive specifiche concernenti le scelte politiche, l’etica sessuale.
Qui si trovano le risposte alle domande più frequenti (FAQ) > http://www.chiesavaldese.org/pages/credo/faq-d.php
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