Sono una carta di credito ed un paio di settimane, insieme ad un’altra carta, fa sono andata a New Orleans insieme al mio padrone, che doveva partecipare ad un Congresso.
Ci siamo sistemati in albergo e poi siamo andati al Centro Congressi dove il mio padrone ha notato che c’era la possibilità di effettuare la registrazione online, tramite un pc messo a disposizione dei partecipanti. Detto – fatto, e così facendo ha evitato la fila alla reception. Immette tutti i dati ed infine mi sfila dal portafoglio per pagare l’iscrizione al Congresso.
Strano, sono 920 $, lui era convinto fossero 720, ma vabbè, forse non ricorda bene. I miei numeri sono digitati, l’iscrizione pagata e confermata ed ecco che la stampante sputa fuori la ricevuta. Il mio padrone la legge frettolosamente, si reca all’accettazione, ritira la cartella con la documentazione, il badge e decide per prima cosa di recarsi al Padiglione degli espositori.
Certo che è ben piccolo quest’anno – pensa – sicuramente è colpa della crisi internazionale. Si guarda in giro e nota che non c’è nessuna delle grosse compagnie petrolifere. Strana cosa. Un lampo. Controlla il badge e si accorge di essersi registrato al Congresso sbagliato. 920 $ al vento? Difficile farsi rimborsare dall’azienda una cappellata del genere.
Corre alla reception, spiega il problema e lo rassicurano. Lo rimborseranno, ma per fare il riaccredito sulla carta (ovvero su di me) ci vorranno alcuni giorni. Bene, ora il mio padrone mi sfila nuovamente dal portafoglio e versa i dovuti 720 $. In pratica ha quasi esaurito il credito disponibile. 😦
Il Congresso scorre tranquillo, sono usata ripetutamente in questi giorni, fino a spremermi l’ultimo Euro (opps, $) disponibile, ma il mio padrone ha mia cugina, la seconda carta, da utilizzare. 🙂
Però…in questa storia c’è un però. In Islanda un vulcano decide di eruttare e di bloccare i cieli con una nube di cenere. Il mio padrone sta partendo da New Orleans quando scatta il blocco sui cieli europei, per cui si trova a New York. Bene, siamo stati in mezzo mondo, ma la Grande Mela non la conosciamo, non saranno un paio di giorni a creaci un disagio.
Se non fosse che la Compagnia aerea non ci fornisce assistenza e meno che mai un albergo, per cui dobbiamo arrangiarci. Ed ecco che altri 1000 € se ne vanno in albergo, poi ci sono le spese di soggiorno, mangiamo solo alla sera, per contenere le uscite, e la seconda carta esce sempre più spesso dal portafoglio.
Dopo una settimana, la sera prima del rientro, mangiamo in un ristorante spagnolo, ottimo, nei pressi della 4a Strada. (Questo, in realtà, lo scopriremo dopo). Siamo in compagnia di un compagno di disavventura del padrone. All’uscita decidiamo di rientrare a piedi, tanto abbiamo tempo. Giunti nelle vicinanze dell’albergo, ci separiamo, in quanto il mio padrone decide di andare a comprare un regalo per una cara amica. Al momento di pagare, la sorpresa. La carta non è nel portafoglio. L’ha persa?
Lascia il regalo nel negozio, tornerà dopo, almeno spera. Fa mente locale ed un fotogramma gli passa davanti. Al ristorante si è dimenticato di ritirare la carta dopo il pagamento. Ok, risolto, si torna al ristorante e… un momento. Era l’amico che sapeva l’indirizzo del locale, lui non aveva badato al percorso fatto. Una corsa sui marciapiedi newyorkesi ed ecco che arriviamo, sudati, in albergo dove chiediamo di chiamare la stanza dell’amico. Mentre aspettiamo, ecco che dalla tasca spunta la classica bustina di fiammieferi, presa per ricordo. Blocchiamo la chiamata verso l’amico e chiediamo al tipo della Reception come si fa ad andare al ristorante.
Nessun problema, è sufficiente prendere la metro e scendere alla 4a Strada. Bene, risolto, si va. Le stazioni scorrono, noi siamo partiti dalla 28ma Strada se ben ricordo. In ogni caso ad un certo punto vediamo il nome di una fermata e ci rendiamo conto di essere quasi al capolinea. Ma dov’è la fermata della 4a Strada? Ok, saltiamo giù ed usciamo dalla metro, trovandoci su un marciapiede buio, senza sapere dove siamo. Vediamo l’Empire State Building e riusciamo ad orizzontarci.
Cominciamo a correre. Sempre più sudati, arriviamo presso una fermata del metrò ed ancora una volta la bustina dei fiammiferi esce dalla tasca. C’è il numero di telefono del ristorante. Chiamiamo e ci dicono che la fermata del metrò non si chiama 4a Strada, ma ha un altro nome. Il tipo dell’albergo riceve in maniera telepatica un tot di maledizioni.
Alla fine arriviamo al locale, recuperiamo la seconda carta, ritorniamo verso il negozio e riusciamo anche a comprare il regalo. Che fatica, per fortuna domani si torna a casa…